cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

1 novembre 2005 – 30 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini

 1 novembre 2005 – 30 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini

Roma, 2 novembre 1975 – Per Paolo Pasolini è stato ucciso.

E’ accaduto stanotte a Ostia, a duecento metri dal mare. La scena del delitto è uno sterrato deserto su cui sorgono delle squallide casupole abusive, quasi delle baracche. Lo scrittore è stato massacrato a colpi di bastone. Poi l’assassino ha schiacciato il suo corpo, steso a terra nella polvere, con le ruote di un automobile. (Corriere della sera).

Lo so dovrei postare sui film nelle sale.

Ho visto, durante quest’assenza dal blog, di Lars von Triers sul quale daremo una lettura esoterica correlata alle differenti categorie di esistenti cesellate dalla mano di un maestro, e L’amore non basta mai il film della promettente trentaquattrenne regista svedese , che rappresenter la Svezia agli Oscar, come miglior film straniero.

Due bei film sui quali torneremo.

fappunti per un film sull’India

Ma oggi, in questa grigia giornata d’inizio novembre, non ce la faccio a non ricordare Pier Paolo Pasolini e quella tragica notte di 30 anni fa all’Idroscalo di Ostia.

Perché quella notte è una di quelle notti che non possiamo, non dobbiamo, e, soprattutto, non vogliamo dimenticare.

Lascio nel seguito una frase tratta dalla non so quanto celebreLettera a Pier Paolo di Oriana Fallaci scritta il giorno della sua morte:

Mi maltratterai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce spenta?

Un’eccellente risorsa internet su Pier Paolo Pasolini qui

Accattone 1961
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Collaborazione ai dialoghi di Sergio Citti
Fotografia Tonino Delli Colli; scenografia Flavio Mogherini; coordinamento musicale Carlo Rustichelli; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia: Bernardo Bertolucci; assistente alla regia: Leopoldo Savona.
Interpreti e personaggi Franco Citti (Vittorio Cataldi, detto “Accattone”, doppiato da Paolo Ferrari); Franca Pasut (Stella); Silvana Corsini (Maddalena); Paola Guidi (Ascenza, doppiata da Monica Vitti); Adriana Asti (Amore); Romolo Orazi (suocero di Accattone); Massimo Cacciafeste (cognato di Accattone); Adriano Mazzelli (cliente di Amore); Francesco Orazi (il burino); Mario Guerani (il commissario); Stefano D’Arrigo (il giudice istruttore). Inoltre, hanno partecipato: Enrico Fioravanti; Nino Russo; Emanuele Di Bari; Franco Marucci; Carlo Sardoni; Adriana Moneta; Polidor; Sergio Citti; Elsa Morante. Gli amici di Accattone: Alfredo Leggi; Galeazzo Riccardi; Giovanni Orgitano; Giuseppe Ristagno; Leonardo Muraglia; Luciano Conti; Luciano Gonini; Mario Cipriani; Piero Morgia; Renato Capogna; Roberto Giovannoni; Roberto Scaringella; Silvio Citti; Edgardo Siroli; Renato Terra. I napoletani (doppiati da attori della compagni di Eduardo De Filippo): Adele Cambria; Amerigo Bevilacqua; Dino Frondi; Franco Bevilacqua; Mario Castiglione; Sergio Fioravanti; Tommaso Nuovo; Umberto Bevilacqua.
Produzione Arco Film (Roma) / Cino Del Duca (Roma); produttore Alfredo Bini; pellicola Ferrania P 30; formato 35 mm; sviluppo e stampa Istituto Nazionale Luce; doppiaggio e sincronizzazione Stabilimenti Titanus; distribuzione Cino Del Duca; durata 116 minuti.
Riprese aprile-luglio 1961, Teatri di posa Incir De Paolis, Roma; esterni Roma, Subiaco.
Prima proiezione XXII mostra di Venezia, sezione “informativa”, 31 agosto 1961; premi Festival di Karlovy Vary, 1962, Primo premio per la regia.

Mamma Roma 1962
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini Pier Paolo Pasolini
Collaborazione ai dialoghi di Sergio Citti
Fotografia Tonino Delli Colli; architetto Flavio Mogherini; coordinamento musicale Carlo Rustichelli; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Carlo di Carlo; assistente alla regia Gianfrancesco Salma
Interpreti e personaggi: Anna Magnani (Mamma Roma); Ettore Garofolo (Ettore); Franco Citti (Carmine); Silvana Corsini (Bruna); Luisa Orioli (Biancofiore); Paolo Volponi (il prete); Luciano Gonini (Zaccarino); Vittorio La Paglia (il signor Pellissier); Piero Morgia (Piero); Leandro Santarelli (Begalo, il Roscio); Emanuele di Bari (Gennarino il Trovatore); Antonio Spoletini (un pompieretto); Nino Bionci (un pittoretto); Roberto Venzi (un avieretto); Nino Venzi (un cliente); Maria Bernardini (la sposa); Santino Citti (padre della sposa). Inoltre, hanno partecipato: Lamberto Maggiorani; Franco Ceccarelli; Marcello Sorrentino; Sandro Meschino; Franco Tovo; Pasquale Ferrarese; Renato Montalbano; Enzo Fioravanti; Elena Cameron; Maria Benati; Loreto Ranalli; Mario Ferraguti; Renato Capogna; Fulvio Orgitano; Renato Troiani; Mario Cipriani; Paolo Provenzale; Umberto Conti; Sergio Profili; Gigione Urbinati.
Produzione: Arco Film (Roma); produttore Alfredo Bini; distribuzione Cineriz
Riprese aprile-giugno 1962, Teatri di posa Incir De Paolis, Roma; esterni Roma, Frascati, Guidonia, Subiaco; durata 115 minuti.
Prima proiezione XXIII mostra di Venezia, 31 agosto 1962; premi Mostra di Venezia: Premio della FICC (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema).

La ricotta 1963
Quarto episodio del film RoGoPaG. Gli altri episodi sono: Illibatezza di Rossellini, Il nuovo mondo di Godard, Il pollo ruspante di Gregoretti.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli; architetto Flavio Mogherini; costumi Danilo Donati; commento e coordinamento musicale Carlo Rustichelli; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Sergio Citti, Carlo di Carlo.
Interpreti e personaggi Orson Welles (il Regista, doppiato da Giorgio Bassani); Mario Cipriani (Stracci); Laura Betti (la “diva”); Edmonda Aldini (un’altra “diva”); Vittorio La Paglia (il giornalista); Maria Berardini (la stripteaseuse); Rossana Di Rocco (la figlia di Stracci).E inoltre: Tomas Milian, Ettore Garofolo, Lamberto Maggiorani, Alan Midgette, Giovanni Orgitano, Franca Pasut. Hanno partecipato anche: Giuseppe Berlingeri, Andrea Barbato, Giuliana Calandra, Adele Cambria, Romano Costa, Elsa de’ Giorgi, Carlotta Del Pezzo, Gaio Fratini, John Francis Lane, Robertino Ortensi, Letizia Paolozzi, Enzo Siciliano.
Produzione Arco Film (Roma) / Cineriz (Roma) / Lyre Film (Parigi); produttore Alfredo Bini; pellicola Ferrania P 30, Kodak Eastman Color; formato: 35 mm, b/n e colore; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo e stampa Istituto Nazionale Luce; doppiaggio CID-CDC; sincronizzazione Titanus; distribuzione Cineriz; durata 35 minuti.
Riprese ottobre-novembre 1962; teatri di posa Cinecittà; esterni periferia di Roma; premi Grolla d’oro per la regia, Saint Vincent, 4 luglio 1964.

La rabbia 1963
Prima parte a cura di Pier Paolo Pasolini; seconda parte a cura di Giovannino Guareschi.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Aiuto regia Carlo di Carlo; commento in versi Pier Paolo Pasolini, letto da Giorgio Bassani (voce in poesia) e Renato Guttuso (voce in prosa); musica a cura dell’autore; montaggio Pier Paolo Pasolini, Nino Baragli, Mario Serandrei;
Produzione Opus Film; produttore Gastone Ferranti; formato 35 mm b/n; sviluppo e stampa SPES; distribuzione Warner Bros.; durata 53 minuti.
Realizzazione gennaio-febbraio 1963.

Comizi d’amore 1963-64
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Intervistatore e commentatore Pier Paolo Pasolini
Fotografia Mario Bernardo, Tonino Delli Colli; aiuto alla regia Vincenzo Cerami; musica a cura di Pier Paolo Pasolini; montaggio Nino Baragli; speaker Lello Bersani.
Interventi di Alberto Moravia e Cesare Musatti; in ordine di apparizione Camilla Cederna, Oriana Fallaci, Adele Cambria, Peppino di Capri, squadra di calcio del Bologna, Giuseppe Ungaretti, Antonella Lualdi, Graziella Granata, Ignazio Buttitta; nel ruolo della sposa Graziella Chiarcossi.
Produzione Arco Film (Roma); produttore Alfredo Bini; pellicola Ferrania P 30, Kodak Plus X; formato: 16 e 35 mm, b/n; macchine da ripresa Arriflex;sviluppo e stampa Istituto Luce; sonorizzazione Fonolux; distribuzione Titanus;
Riprese marzo-novembre 1963, esterni Napoli, Palermo, Cefalù, Roma, Fiumicino, Milano, Firenze, Viareggio, Bologna, campagna emiliana, Venezia Lido, Catanzaro, Crotone.

Sopralluoghi in Palestina per Il Vangelo secondo Matteo  1963-64
Regia e commento Pier Paolo Pasolini; interventi Pier Paolo Pasolini e don Andrea Carraro; musica a cura di Pier Paolo Pasolini
Produzione Arco Film (Roma); produttore Alfredo Bini. Riprese: giugno-luglio 1963; esterni Galilea: lago di Tiberiade, Monte Tabor, Nazareth, Cafarnao; Giordania: Baram, Gerusalemme, Bersabea, Betlemme; Siria: Damasco; durata 52 minuti.

Il Vangelo secondo Matteo  1964
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli; architetto-scenografo Luigi Scaccianoce; costumi Danilo Donati; musiche a cura di Pier Paolo Pasolini; musiche originali Luis Bacalov; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Maurizio Lucidi; assistenti alla regia Paul Schneider, Elsa Morante.
Interpreti e personaggi Enrique Irazoqui (Gesù Cristo, doppiato da Enrico Maria Salerno); Margherita Caruso (Maria Giovane); Susanna Pasolini (Maria Anziana); Marcello Morante (Giuseppe); Mario Socrate (Giovanni Battista); Rodolfo Wilcock (Caifa); Alessandro Clerici (Ponzio Pilato); Paola Tedesco (Salomè); Rossana Di Rocco (angelo del Signore); Renato Terra (un fariseo); Eliseo Boschi (Giuseppe D’Arimatea); Natalia Ginzburg (Maria di Betania); Ninetto Davoli (pastore); Amerigo Bevilacqua (Erode I); Francesco Leonetti (Erode II); Franca Cupane (Erodiade); Apostoli Settimio Di Porto (Pietro); Otello Sestili (Giuda); Enzo Siciliano (Simone); Giorgio Agamhen (Filippo); Ferruccio Nuzzo (Matteo); Giacomo Morante (Giovanni); Alfonso Gatto (Andrea); Guido Gerretani (Bartolomeo); Rosario Migale (Tommaso); Luigi Barbini (Giacomo di Zebedeo); Marcello Galdini (Giacomo di Anfeo); Elio Spaziani (Taddeo).
Produzione Arco Film (Roma) / Lux Compagnie Cinématographique de France (Parigi); produttore Alfredo Bini; pellicola Ferrania P 30; formato 35 mm b/n; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo e stampa, effetti ottici SPES; registrazione sonora Nevada; doppiaggio CDC; missaggio Fausto Ancillai; distribuzione Titanus
Riprese aprile-luglio 1964; teatri di posa Roma, Incir De Paolis; esterni Orte, Montecavo, Tivoli, Potenza, Matera, Barile, Bari, Gioia del Colle, Massafra, Catanzaro, Crotone, Valle dell’Etna; durata 137 minuti.
Prima proiezione XXV mostra di Venezia, 4 settembre 1964; premi XXV mostra di Venezia: Premio speciale della giuria, Premio OCIC (Office Catholique International du Cinéma), Premio Cìneforum, Premio della Union International de la Critique de Cinema (UNICRIT); Premio Lega Cattolica per il Cinema e la Televisione della RFT; Premio Città di Imola Grifone d’oro; Gran premio OCIC, Assisi, 27 settembre 1964; Prix d’excellence, IV concorso tecnico del film, Milano; Premio Caravella d’argento, Festival internazionale di Lisbona, 26 febbraio 1965; Premio Nastro d’Argento 1965 per la regia, la fotografia e i costumi.

Uccellacci e uccellini 1965
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli, Mario Bernardo; architetto scenografo Luigi Scaccianoce; costumi Danilo Donati; musiche originali Ennio Morricone; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Sergio Citti; assistenti alla regia Carlo Morandi, Vincenzo Cerami.
Intepreti e personaggi Totò (Innocenti Totò – Frate Ciccillo); Ninetto Davoli (Innocenti Ninetto – Frate Ninetto); Femi Benussi (Luna, la prostituta); Francesco Leonetti (la voce del Corvo). E inoltre: Gabriele Baldini, Riccardo Redi, Lena Lin Solaro, Rossana di Rocco, Cesare Gelli, Vittorio La Paglia, Flaminia Siciliano, Alfredo Leggi, Renato Montalbano, Mario Pennisi, Fides Stagni, Giovanni Tarallo, Umberto Bevilacqua, Renato Capogna, Vittorio Vittori, Pietro Davoli.
Produzione Arco Film (Roma); produttore Alfredo Bini; pellicola Ferrania P 30; formato 35 mm, b/n; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo, stampa, effetti ottici SPES; registrazione sonora International Recording (Westrex Sound System); doppiaggio CDC; missaggio Emilio Rosa; distribuzione CIDIF.
Riprese ottobre-dicembre 1965, teatri di posa Incir De Paolis, Roma, esterni Roma, Fiumicino, Tuscania, Viterbo, Assisi.
Premi XX Festival di Cannes: menzione speciale a Totò per l’interpretazione. Nastro d’argento a Pier Paolo Pasolini per il miglior soggetto originale e a Totò come miglior attore protagonista.

La terra vista dalla luna  1966
Terzo episodio del film Le streghe; gli altri episodi sono: La siciliana di Francesco Rosi; Senso civico di Mauro Bolognini; La strega bruciata viva di Luchino Visconti; Una serata come le altre di Vittorio De Sica.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Giuseppe Rotunno; scenografia Mario Garbuglia, Piero Poletto; costumi Piero Tosi; musiche originali Ennio Morricone; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Sergio Citti; assistente alla regia Vincenzo Cerami; sculture Pino Zac.
Interpreti e personaggi Totò (Ciancicato Miao); Ninetto Davoli (Baciù Miao); Silvana Mangano (Assurdina Caì); Mario Cipriani (un prete); Laura Betti (un turista); Luigi Leoni (la moglie del turista).
Produzione Dino De Laurentiis Cinematografica, Roma / Les Productions Artistes Associés, Parigi; produttore Dino De Laurentiis; pellicola Kodak; formato 35 mm, colore; macchine da presa Arriflex; distribuzione Dear Film / United Artists Europa.
Riprese novembre 1966, esterni Roma, Ostia, Fiumicino; durata 31 minuti.

Che cosa sono le nuvole? 1967
Terzo episodio del film Capriccio all’italiana. Gli altri sono: Il mostro della domenica di Steno; Perché di Bolognini; Viaggio di lavoro di Pino Zac; La bambinaia di Monicelli; La gelosa di Bolognini.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli; scenografia e costumi Jurgen Henze; musiche originali “Che cosa sono le nuovole?” di Modugno-Pasolini, cantata da Domenico Modugno; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Sergio Citti.
Interpreti e personaggi Totò (Jago); Ninetto Davoli (Otello); Laura Betti (Desdemona); Franco Franchi (Cassio); Ciccio Ingrassia (Roderigo); Adriana Asti (Bianca); Francesco Leonetti (il marionettista); Domenico Modugno (l’immondezzaro); Carlo Pisacane (Brabanzio). E inoltre: Luigi Barbini, Mario Cipriani, Piero Morgia, Remo Foglino.
Produzione Dino De Laurentiis Cinematografica, Roma; produttore Dino De Laurentiis; pellicola Kodak; formato 35 mm, colore; sviluppo e stampa Technicolor; distribuzione Dear Film / United Artists
Riprese marzo-aprile 1967; teatri di posa Cinecittà; esterni dintorni di Roma.

Edipo re 1967
Tratto da Edipo re e Edipo a Colono di Sofocle.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Giuseppe Ruzzolini; scenografia Luigi Scaccianoce; costumi Danilo Donati; coordinamento musicale Pier Paolo Pasolini; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Jean-Claude Biette.
Interpreti e personaggi Silvana Mangano (Giocasta); Franco Citti (Edipo); Alida Valli (Merope); Carmelo Bene (Creonte); Julian Beck (Tiresia); Luciano Bartoli (Laio); Ahmed Belhachmi (Pòlibo); Pier Paolo Pasolini (Gran sacerdote), Giandomenico Davoli (Pastore di Polibo); Ninetto Davoli (Anghelos). E inoltre: Francesco Leonetti, Jean-Claude Biette, Ivan Scratuglia.
Produzione Arco Film (Roma), con la partecipazione di Somafis, Casablanca, Marocco; produttore Alfredo Bini; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo, stampa, effetti ottici Technicolor italiana; registrazione sonora NIS Film; missaggio Fausto Ancillai; distribuzione Euro lnternational Films.
Riprese aprile-luglio 1967, teatri di posa Dino De Laurentiis Cinematografica, Roma, esterni Veneto, Bassa Lombardia, Sant’Angelo Lodigiano, Bologna; Marocco: It’ben addu, Ouarzazate; Zagora; durata 104 minuti.
Prima proiezione XXVII Mostra di Venezia, 3 settembre 1967; premi XXVIII Mostra di Venezia, Premio CIDALC (Confédération Internationale pour la Diffusion des Arts et des Lettres par le Cinema); Grolla d’oro, Saint Vincent, 6 luglio 1968; Premio Nastro d’Argento 1968 a Bini e Scaccianoce.

Appunti per un film sull’India  1967-68
Scritto, diretto, fotografato e commentato da Pier Paolo Pasolini
Collaborazione Gianni Barcelloni Corte; montaggio Jenner Menghi Produzione Rai Radiotelevisione Italiana; produttore delegato Gianni Barcelloni Corte, BBG cinematografica srl; pellicola Kodak; formato 16 mm, b/n; macchine da ripresa Arriflex.
Riprese dicembre-gennaio 1968; esterni Stato di Maharashtra (Bombay), Stato di Uttar Pradesh, Stato di Rajahstan, New Delhi; durata 34 minuti.
Prima proiezione XXIX Mostra di Venezia, sezione “Documentari”, 18 agosto 1968.

Teorema 1968
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini; Fotografia Giuseppe Ruzzolini; scenografia Luciano Puccini; costumi Marcella De Marchis; musica originale Ennio Morricone; musiche curate dal Pier Paolo Pasolini; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Sergio Citti.
Interpreti e personaggi Luigi Barbini (il ragazzo della stazione); Laura Betti (Emilia, la serva); Adele Cambria (l’altra serva); Ninetto Davoli (Angelino il postino); Carlo De Mejo (un ragazzo); Cesare Garboli (l’intervistatore del prologo); Alfonso Gatto (il medico); Massimo Girotti (Paolo, il Padre); Silvano Mangano (Lucia, la Madre); Susanna Pasolini (la vecchia contadina); Andrès José Cruz Soublette (Pietro, il Figlio), Terence Stamp (l’Ospite); Anne Wiazemsky (Odetta, la Figlia). E inoltre: Ivan Scratuglia.
Produzione Aeros Film (Roma); produttori Franco Rossellini, Mauro Bolognini; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo, stampa, effetti ottici SPES; sonorizzazione NIS Film; missaggio Fausto Ancillai; distribuzione Euro International Films; Riprese marzo-maggio 1968; teatri di posa Elios Film, Roma; esterni Milano, Lainate, cascina Torre Bianca (Pavia), Roma, valle dell’Etna; durata 98 minuti.
Prima proiezione XXIX Mostra di Venezia, 4 settembre 1968; premi Coppa Volpi (XXIX Mostra di Venezia) per la migliore interpretazione femminile a Laura Betti; Navicella d’oro, Premio OCIC (XXIX Mostra di Venezia).

La sequenza del fiore di carta strong>1968
Terzo episodio del film Amore e Rabbia. Gli altri episodi sono: L’indifferenza di Lizzani, Agonia di Bertolucci, L’amore di Godard, Discutiamo, discutiamo di Bellocchio.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Giuseppe Ruzzolini; musiche originali Giovanni Fusco; musiche a cura di Pier Paolo Pasolini; montaggio Nino Baragli; aiuti alla regia Maurizio Ponzi, Franco Brocani.
Interpreti e personaggi Ninetto Davoli (Riccetto); Rochelle Barbieri (una ragazzina); le voci di Dio: Bernardo Bertolucci, Graziella Chiarcossi, Pier Paolo Pasolini, Aldo Puglisi.
Produzione Castoro Film (Roma) / Anouchka Film (Parigi); produttore Carlo Lizzani; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore, cinemascope; macchine da presa Arriflex; sviluppo e stampa Cinecittà-Teatri CSC; registrazione sonora Sound Recording Service; sincronizzazione NIS Film; missaggio Renato Cadueri; distribuzione Italnoleggio cinematografico Riprese estate 1968; esterni Roma; durata 10 minuti e 28 secondi.

Porcile 1968-69
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Armando Nannuzzi (primo episodio), Tonino Delli Colli, Giuseppe Ruzzolini (secondo episodio); costumi Danilo Donati; musica orginale Benedetto Ghiglia; montaggio Nino Baragli; aiuti alla regia Sergio Citti, Fabio Garriba; assistente alla regia Sergio Elia. Interpreti e personaggi Primo episodio: Pierre Clementi (1° cannibale); Franco Citti (2° cannibale); Luigi Barbini (il soldato); Ninetto Davoli (Maracchione, il testimone); Sergio Elia (un domestico). Secondo episodio: Jean-Pierre Léaud (Julian); Alberto Lionello (Klotz, il padre); Margherita Lozano (Madame Klotz, la madre, doppiata da Laura Betti); Anne Wiazemsky (Ida); Ugo Tognazzi (Herdhitze); Marco Ferreri (Hans Günther, doppiato da Mario Missiroli).
Produzione primo episodio Gianni Barcelloni Corte, BBG; produzione secondo episodio Gian Vittorio Baldi e IDI Cinematografica (Roma), I Film dell’Orso, CAPAC Filmédis (Parigi); pellicola Kodak Eastmancolor: formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo e stampa Technostampa; doppiaggio CID; sincronizzazione e sonorizzazione: NIS Film; distribuzione INDIEF.
Riprese: Primo episodio, novembre 1968, esterni: Valle dell’Etna, Catania, Roma. Secondo episodio, febbraio1969, esterni-interni Verona, Stra, Villa Pisani; durata 98 minuti.
Prima proiezione “di protesta” Cinema Cristallo di Grado, 30 agosto 1969. Prima proiezione ufficiale XXX Festival di Venezia, 30 agosto 1969.

Appunti per un’Orestiade africana 1968-69
Scritto, diretto, fotografato e commentato da Pier Paolo Pasolini
musica originale Gato Barbieri; montaggio Cleofe Conversi.
Produzione Gian Vittorio Baldi e IDI Cinematografica (Roma), I film dell’Orso, produttore delegato Gian Vittorio Baldi; pellicola Eastmancolor; formato 16 mm, b/n; macchine da ripresa Arriflex; sviluppo e stampa Luciano Vittori; sincronizzazione NIS Film; distribuzione DAE.
Riprese: dicembre 1968 e febbraio 1969, esterni: Uganda, Tanzania, lago Tanganika, interni Roma, Folkstudio; durata: 63 minuti.
Prima proiezione. Giornate del cinema italiano, Venezia, 1° settembre 1973.

Medea 1969-70
Da Medea di Euripide.
Scritto e diretto da: Pier Paolo Pasolini
Fotografia Ennio Guarnieri; scenografo arredatore Dante Ferretti; architetto Nicola Tamburro; costumi Piero Tosi; commento musicale Pier Paolo Pasolini con la collaborazione di Elsa Morante; montaggi: Nino Baragli; collaborazione alla regia Sergio Citti; assistente alla regia Carlo Carunchio.
Interpreti e personaggi Maria Callas (Medea); Laurent Terzieff (il Centauro); Massimo Girotti (Creonte); Giuseppe Gentile (Giasone). E inoltre Margareth Clementi, Sergio Tramonti, Anna Maria Chio.
Produzione San Marco SpA (Roma), Le Films Number One (Parigi) e Janus Film und Fernsehen (Francoforte); produttori Franco Rossellini, Marina Cicogna; produttori associati Pierre Kalfon, Klaus Helwig; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchina di ripresa Arriflex; sviluppo e stampa Technostampa; sincronizzazione NIS Film;distribuzione Euro International Films.
Riprese maggio-agosto 1969; teatri di posa Cinecittà; esterni Turchia, Siria; interni Aleppo (Siria), Pisa, Marechiaro di Anzio, Laguna di Grado, dintorni di Viterbo; durata 110 minuti e 28 secondi.

Il Decameron 1970-71
Tratto dal Decameron di Giovanni Boccaccio
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli;scenografia Dante Ferretti; musica a cura di Pier Paolo Pasolini con la collaborazione di Ennio Morricone; costumi Danilo Donati; montaggio Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi; aiuti alla regia Sergio Citti, Umberto Angelucci; assistente alla regia Paolo Andrea Mettel.
Interpreti e personaggi Franco Citti (Ser Cepparello-San Ciappelletto); Ninetto Davoli (Andreuccio da Perugia); Jovan Jovanovic (Rustico); Angela Luce (Peronella); Pier Paolo Pasolini (un allievo di Giotto); Giuseppe Zigaina (frate confessore); Vincenzo Amato (Masetto da Lamporecchio); Guido Alberti (un ricco mercante); Gianni Rizzo (il padre superiore); Elisabetta Genovese (Caterina); Silvana Mangano (la Madonna).
Produzione: PEA (Roma), Les Productions Artistes Associés (Parigi), Artemis Film (Berlino); produttore Franco Rossellini; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex; sincronizzazione Cinefonico Palatino; missaggio Mario Morigi; distribuzione United Artists Europa.
Riprese settembre-ottobre 1970; teatri di posa Safa Palatino; esterni Napoli, Amalfi, Vesuvio, Ravello, Sorrento, Caserta, dintorni di Roma e Viterbo, Nepi, Bolzano, Bressanone, Sana’a (Yemen del Nord), Valle della Loira (Francia); durata 110 minuti.
Prima proiezione XXI Festival di Berlino, 29 giugno 1971; premi XXI Festival di Berlino, Orso d’argento.

Le mura di Sana’a 1970-71
Documentario in forma di appello all’UNESCO.
Regia e commento Pier Paolo Pasolini; fotografia Tonino Delli Colli; montaggio Tatiana Casini Morigi.
Produzione Rosima Amstalt; produttore Franco Rossellini; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex; sincronizzazione Cinefonico Palatino.
Riprese domenica 18 ottobre 1970, esterni Sana’a (Yemen del Nord), Adramaut (Yemen del Sud); durata 13 minuti e 20 secondi.

I racconti di Canterburym 1971-72
Tratto da The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Fotografia Tonino Delli Colli; scenografia Dante Ferretti; costumi Danilo Donati; musica scelta da Pier Paolo Pasolini con la collaborazione e l’elaborazione di Ennio Morricone; montaggio Nino Baragli; aiuti alla regia Sergio Citti, Umberto Angelucci; assistente alla regia Peter Shepherd.
Interpreti e personaggi Hugh Griffith (Sir January); Laura Betti (la donna di Bath); Ninetto Davoli (Perkin il buffone); Franco Citti (il diavolo); Alan Webb (il vecchio); Josephine Chaplin (May); Pier Paolo Pasolini (Geoffrey Cahucer).
Produzione PEA Produzioni Europee Associate, Roma; produttore Alberto Grimaldi; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa: Arriflex; sviluppo e stampa Technicolor; sincronizzazione Cinefonico Palatino; missaggio Gianni D’Amico; distribuzione United Artists Europa.
Riprese settembre-novembre 1971, interni Safa Palatino, Roma, esterni Canterbury, Abbazia di Battle, Warwick, Maidstone, Cambridge, Bath, Hastings, Lavenham, Rolvenden (Inghilterra); Etna (Sicilia); durata 110 minuti.
Prima proiezione XXII Festival di Berlino, 2 luglio 1972; premi Orso d’oro al XXII Festival di Berlino.

Il fiore delle Mille e una notte  1973-74
Da Le Mille e una notte.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Collaborazione alla sceneggiatura di Dacia Maraini
Fotografia Giuseppe Ruzzolini; scenografia Dante Ferretti; costumi Danilo Donati; musica Ennio Morricone; montaggio Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi; aiuti alla regia Umberto Angelucci, Peter Shepherd.
Interpreti e personaggi Ninetto Davoli (Aziz); Tessa Bouché (Aziza); Franco Citti (il genio). E inoltre: Franco Merli, Ines Pellegrini, Abadit Ghidei, Giana Idris, Alberto Argentino, Francesco Paolo Governale, Salvatore Sapienza, Fessazion Gherentiel.
Produzione PEA (Roma) / Les Productions Artistes Associés (Parigi); produttore Alberto Grimaldi: pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchine da ripresa Arriflex; effetti ottici speciali Rank Film Labs (Inghilterra); sincronizzazione NIS Film, Roma; missaggio Fausto Ancillai; distribuzione United Artists Europa.
Riprese: marzo-maggio 1973, teatri di posa stabilimenti Labaro Film, Roma, esterni Yemen del Nord, Yemen del Sud, Persia, Nepal, Etiopia, India; durata 129 minuti.
Prima proiezione Festival di Cannes, 20 maggio 1974.

Salò o le centoventi giornate di Sodoma 1975
Dal romanzo di De Sade Le Centoventi giornate di Sodoma.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini
Collaborazione alla sceneggiatura Sergio Citti e Pupi Avati
Fotografia Tonino Delli Colli; scenografia Dante Ferretti; costumi Danilo Donati; consulente musicale Ennio Morricone; montaggio Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi; musiche a cura di Pier Paolo Pasolini; aiuto alla regia Umberto Angelucci; assistente alla regia Fiorella Infascelli.
Interpreti e personaggi Paolo Bonacelli (Il Duca Blangis); Uberto Paolo Quintavalle (il Presidente della Corte d’Appello); Giorgio Cataldi (il Vescovo, doppiato da Giorgio Caproni); Aldo Valletti (l Presidente Durcet, doppiato da Marco Bellocchio); Caterina Boratto (signora Castelli); Hélène Surgère (signora Vaccari, doppiata da Laura Betti); Elsa de’ Giorgi (signora Maggi); Sonia Saviange (virtuosa dì pianoforte). E inoltre: Sergio Fascetti, Antonio Orlando, Claudio Cicchetti, Franco Merli, Bruno Musso, Umberto Chessari, Lamberto Book, Gaspare di Jenno, Giuliana Melis, Faridah Malik, Graziella Aniceto, Renata Moar, Dorit Henke, Antinisca Nemour, Benedetta Gaetani, Olga Andreis, Tatiana Mogilanskij, Susanna Radaelli, Giuliana Orlandi, Liana Acquaviva, Rinaldo Missaglia, Giuseppe Patruno, Guido Galletti, Efisio Erzi, Claudio Troccoli, Fabrizio Menichini, Maurizio Valaguzza, Ezio Manni, Anna Maria Dossena, Anna Recchimuzzi, Paola Pieracci, Carla Terlizzi, Ines Pellegrini. Produzione PEA (Roma) / Les Productions Artistes Associés (Parigi); produttore Alberto Grimaldi; pellicola Kodak Eastmancolor; formato 35 mm, colore; macchina da ripresa Arriflex; sviluppo e stampa Technicolor; sincronizzazione International Recording, Roma; missaggio Fausto Ancillai; distribuzione United Artists Europa.
Riprese marzo-maggio 1975, teatri di posa Cinecittà, esterni Salò, Mantova, Gardelletta (Emilia), Bologna; durata 116 minuti.
Prima proiezione I Festival di Parigi, 22 novembre 1975.

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apepam
16 anni fa

Fa effetto.. io ci passo spesso in quel luogo, dove è morto.

Ora c’è un piccolo giardino, il monumento, qualche panchina, e alcune pietre incise.

Rimane sempre addosso la sensazione che anche “quell’omaggio” sia trattato in maniera.. scomoda.

*

Roberto Bernabò
18 anni fa

Grazie sempre a te Mauro. ;-))

Rob.

minstrel
18 anni fa

Post documentatissimo e commenti incredibilmente ricchi! E’ stato splendido leggere questa pagina! Grazie Rob e grazie Ruckert!

Yours

MAURO

Roberto Bernabò
18 anni fa

C’è chi parla, c’è chi vede ed infine c’è chi parla dopo aver veduto.

Come il fratello unico di Rino Gaetano non ho mai criticato un film senza prima, prima, vederlo.

;-)

Grazie Avag.

Un saluto.

Rob.

Avag
18 anni fa

onore al merito!

chiosare tutto pasolini e’ rimarchevole :-)

Roberto Bernabò
18 anni fa

ok lo farò promesso ;-)

goljadkin
18 anni fa

tuttavia mi farebbe piacere cosa ne pensi di Manderlay.

il mio pensiero sul film lo trovi sul mio blog, sempre che tu non l’abbia già letto

Roberto Bernabò
18 anni fa

grazie ;-)

Alderaban
18 anni fa

Ho postato anch’io qualcosa che è andato al di là di un omaggio di rito (no, per Pasolini per quello che ha rappresentato per la mia formazione non era proprio possibile).

Ruckert mi ha invitato a commentare e d’acchito mi rendo conto di leggere una gran bella pagina. Conto di tornarci con calma…ora devo proprio andare. Complimenti.

Roberto Bernabò
18 anni fa

die verrò a legerti allora ;-)

Roberto Bernabò
18 anni fa

si rukert grazie a te;-)

Purtoppo è vero non esiste più, ma in tutto lo schieramento politico italiano, un pensiero organico. Questo è uno dei cancri del sistema. Si fanno finanziare tampone, senza avere la possibilità, non il coraggio, di scelte definitive.

Dovremmo forse affrontare dei sacrifici. Forse pensare ad un sistema per ridurre drasticamente i costi di un apparato sempre più bloccato e che ormai pensa solo ai propri interessi scrorrelato totalmente dalla base.

Il PCI, va detto, chiese scusa a Pasolini per l’espulsione e lo riaccreditò pienamente, ma certo, anche quel momento è parte della formazione interiore di Pasolini, non v’è dubbio.

La visione rigorosa dovrebbe essere una cosa trasversale ed in questo momento una cosa del genere, con la cdl alla conquista di una nuova legge elettorale, è da considerare nel campo della pura teoria.

Grazie sempre per i tuoi interventi.

:-)

Un saluto.

Rob.

ruckert
18 anni fa

Secondo me Pasolini aveva la capacità di evidenziare le contraddizioni del sistema capitalistico meglio di quanto facesse il pci, a volte in ritardo, il quale nello spopolamento delle campagne e nel rafforzamento del potere operaio aveva individuato le potenzialità di crescita di un bacino di consenso, senza curarsi eccessivamente delle conseguenze socio economiche di lungo periodo. C’è da dire d’altra parte che almeno contribuì a determinare una serie garanzie per i lavoratori.

Pasolini uomo è un altro capitolo di interesse. Molto bello il passo che citi riguardo al fratello. Mi viene in mente il dolore di Maria, ricordi? Su Pasolini e l’omosessualità, anche in questo caso vedo in lui quel valore di libertà scomoda che ga giganteggiare la sua figura. Non è facile oggi, allora era impossibile in quell’italietta sempre più borghese. In verità i froci venivano mal tollerati anche nel pci (dal quale fu espulso per indegnità morale …), i froci comunisti poi erano nella condizione di poter essere avversati da tutti.

Quanto alla sua visione passato/presente/futuro leggendo le tue parole penso che siamo perfettamente in accordo, così come nel riconoscere a Marx, Gramsci, Berlinguer la medesima capacità analitica, che oggi – mi si lasci dire – sento davvero assente in questo centrosinistra capace solo di pensare al contingente ed incapace di dare prospettive di più ampio respiro, incapace di dare respiro a idee forti da diffondere velocemente superando la costante frammentazione degli interessi di gruppi. Non un profeta, ma una visione rigorosa, intellettuale, forte, ecco quello manca oggi, ecco perché manca Pasolini oggi.

Grazie del confronto stimolante su temi cari ed importanti, stasera mi riguarderò qualche cassetta, penso che ne valga sempre la pena.

Ciao

dieBouleversant
18 anni fa

Rob… ho ricevuto quello scatto.

Nola, 1976.

La scritta sul muro…

l’ho visto oggi quando me l’ha “donato” quello scatto.

In quello scatto ci sono

l’interrogativo

il dubbio ancora vivo

la rabbia

la certezza

del mandante di Pier Paolo Pasolini.

non credo di esagrare se ti dico che mi ha pervaso un brivido ovunque.

lo posterò da me domani, credo.

L frase è davvero “forte”. al massimo mi oscureranno il blog.

Beso.

Roberto Bernabò
18 anni fa

Beh ma llora fammi sapre, no?

Mi raccomndo.

;-)

Rob.

mpinaCiancio
18 anni fa

… mi piace la poesia del realismo che pulsa dal Vangelo secondo Matteo. Una persona a me molto cara sta scaricando da internet Comizi d’amore, pare sia un’intervista di PPP molto interessante… un salutissimo Mapi

Roberto Bernabò
18 anni fa

Bea, ma allora è te che devo ringraziare ;-)))

Grazie a te 10.000 volte.

Rob.

Roberto Bernabò
18 anni fa

Caro rukert,

ovviamente hai ragione, la mia era pura provocazione.

Se uno legge, da intellettuale, il presente è chiaro che sta sicuramente anticipando il futuro.

E come se uno dicesse: “facciamo presto se no diventa tardi”.

Se uno si limita al guardare al ritardo può perdere di vista le sue ragioni.

E nessuno più di me, che svolge un’attività lavorativa costantemente proiettata al futuro, può confermartelo.

Pasolini, come quasi tutta la sinistra italiana dell’epoca, del resto, e non solo, mise in evidenza le contraddittorietà del sistema capitalistico.

Lui difendeva un’Italia che i processi iniziati nell’era postfordista avevano iniziato a minare.

Non si può dimenticare che gli fu impedito di pubblicare durante il regime fascista degli scritti in dialetto friulano.

Certo lui lo faceva da un’angolazione particolare, quella della letteratura, della lingua, prima, e del linguaggio cinematografico poi.

Che lui amava, così tanto, per la sua forte correlazione con la realtà, assai più della letteratura.

E qui le implicazioni con la sua relazione con la realtà e la sua morte ci porterebbero davvero troppo lontano.

Va anche detto che Pasolini, come uomo e non come intellettuale, reagiva a degli stimoli molto forti sul piano personale.

La morte del fratello.

[…] Mio fratello, pur iscritto al partito d’azione, pur intimamente socialista (è certo che oggi sarebbe stato al mio fianco), non poteva accettare che un territorio italiano, com’è il Friuli, potesse essere mira del nazionalismo yugoslavo. Si oppose, e lottò. Negli ultimi mesi, nei monti della Venezia Giulia la situazione era disperata, perché ognuno tra due fuochi. Come lei sa, la Resistenza yugoslava, ancor più che quella italiana, era comunista: sicché Guido venne a trovarsi come nemici gli uomini di Tito, tra i quali c’erano anche degli italiani, naturalmente le cui idee politiche egli in quel momento sostanzialmente condivideva, ma di cui non poteva condividere la politica immediata, nazionalistica.

Egli morì in un modo che non mi regge il cuore di raccontare: avrebbe potuto anche salvarsi, quel giorno: è morto per correre in aiuto del suo comandante e dei suoi compagni. Credo che non ci sia nessun comunista che possa disapprovare l’operato del partigiano Guido Pasolini. Io sono orgoglioso di lui, ed è il ricordo di lui, della sua generosità, della sua passione, che mi obbliga a seguire la strada che seguo. Che la sua morte sia avvenuta così, in una situazione complessa e apparentemente difficile da giudicare, non mi dà nessuna esitazione. Mi conferma soltanto nella convinzione che nulla è semplice, nulla avviene senza complicazioni e sofferenze: e che quello che conta soprattutto è la lucidità critica che distrugge le parole e le convenzioni, e va a fondo nella cose, dentro la loro segreta e inalienabile verita'”. […]

La sua omosessualità, che fra i primi rese pubblica in una maniera sicuramente sconcertante per l’epoca.

Fu, e va ricordato, una sorta di antesignano di quello che oggi viene chiamato outing.

Azione che è, in parte, ancora oggi, forse, un atto coraggioso, ma mai quanto lo fu il suo all’epoca.

Morale e non moralista appunto.

Non fraintendermi credo che in parte stiamo dicendo la stessa cosa.

Io non ho urgenza di dimostrare le ragioni dell’etica di Pasolini (Ferrara addirittura insinua che fu una delle eminenze grigie della lotta armata extraparlamentare di sinistra) che non fu certo la cosa più alta della sua vita.

Lui però, a differenza di molti altri, era rigoroso.

Forse radicale per certi versi.

Era intransigente.

Forse era anche stressato, era un uomo contro e questo logora.

Ma era lucido da morire ed estremamente chiaro nelle sue argomentazioni.

Io credo che gli scritti corsari dovrebbero essere rivalutati.

[…]”lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall’essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca.” […]

Continuo a pensare, peraltro, che il termine profeta però sia esagerato, o meglio errato.

Il profeta riceve un’illuminazione da altri, da un divino.

La profezia di Pasolini (sembra quasi un titolo di un film), era fortemente radicata nella sua personalissima capacità di analisi del contemporaneo e del presente e nella sua assoluta, totale libertà di pensiero e di azione che rimangono, secondo me, le cose in assoluto più affascinanti di Pier Paolo, fino al punto che a me hanno, da sempre, fatto pensare che non gli sia stato consentito di vivere …

Una lucidità di lettura che, va detto, da angolazioni e da prospettive differenti, ha da sempre contraddistinto tutti i grandi ideologi del socialismo ad iniziare da Karl Marx, passando da un preciso punto di riferimento pasoliniano che fu Antonio Gramsci, e finendo, in Italia, con il ricordare Enrico Berlinguer, che forse non c’entra un fico secco, ma che io continuo a rimpiangere quasi come le vacanze da giugno a settembre ..

Ti ringrazio, come sempre, dei tuoi interventi, sempre molto profondi e documentati.

Grazie davvero, rukert, hai dato ulteriore spessore ad un post che non voleva, peraltro, entrare in certi meriti.

;-)

Un saluto.

Rob.

dieBouleversant
18 anni fa

Ti ho risposto anche di là, da Pino Scaccia.

Parlavo di te oggi con un caro amico. Ha la fortuna di avere tutte le prime edizioni di Pier Paolo Pasolini.

Mi farà dono di un suo scatto che credo pubblicherò.

Per te invece… controlla la posta su gmail.

il y a un cadeau.

Grazie Rob.

ruckert
18 anni fa

Io non condivido ovviamente l’aggettivo soparavvalutato che nel caso di specie il mio amico rivolgeva in particolare al lascito poetico e letterario, valutando con minor rigore una parte di quello cinematografico. Un giudizio onesto, argomentato, fondato su una conoscenza approfondita, per quanto non condivisibile.

Sul fatto che Pasolini guardasse al presente non sono d’accordo in parte. Guardava anche al presente ma – non so quanto volontariamente – con una visione verso il domani. Politicamente colse gli aspetti più deleteri della società capitalistica sottolineando, ad esempio, come il consumismo stesse distruggendo l’anima e la cultura popolare dell’Italia, inquadrando il problema in una logica più ampia. Pasolini parlava di globalizzazione nei primi anni 70, parlava di ecologia nei primi anni ’70, parlava di problemi in una visione prospettica di lungo periodo. Problemi che oggi sono sulla bocca di tutti, ma a quel tempo? Se contestualizziamo le sue parole non possimo non vedere in esse una logica e una lettura che non si limitava solo al presente. Forse profeta potrebbe non essere il termine adatto, ma sostenere che leggeva solo il presente per me non è esatto. L’intellettuale – e Pasolini lo era – legge sì il presente ma lo relaziona con il passato e cerca di guardare avanti. Secondo me Pasolini lo ha fatto in molte occasioni. Anche l’incompiuto petrolio si muove in questa logica, analizza il presente, trovando in esso le criticità possibili e problematiche di qualcosa che potrebbbe avvenire.

Una chiusura sul tema etico che tocchi.

L’etica di Pasolini poi per me è uno dei momenti più alti. Ricordo una frase in cui si definiva un uomo morale contrapponendosi all’uomo moralista. E anche su questo punto secondo me arrivò prima di altri nell’individuare un’etica del vivere che poteva contemperarsi con le altre esistenti e conflittuali, cosa che invece il moralismo (non solo di stampo borghese) non consente.

Ciao

Roberto Bernabò
18 anni fa

In effetti, caro rukert, hai detto bene.

Molta gente parla di Pasolini per sentito dire.

Il senso di questo post va nella direzione contraria.

Ho cercato di fare parlare i fatti, non le opinioni.

Cerco sempre, nei miei post, di condividere una vocazione alla documentazione.

Quindi la morte.

La sua morte.

Il modo in cui fu assassinato che è già indicativo.

Se è vero, come è vero, che ancora non è ancora stato chiarito come Pelosi assassinò un uomo forte, in grado di opporsi, e non certo restio a menar le mani.

Se è vero, come è vero, peraltro, che lo stesso Pelosi ritrattò.

E se è vero, come è vero, che esiste una richiesta del Comune di Roma per la riapertura del processo.

La sua Opera cinematografica.

Senza commenti.

A chi lo accusa di essere un sopravvalutato, rispondo solo che a trent’anni dalla sua morte, il giudizio critico sui suoi film, da parte dei posteri, in genere sempre un po’ più rigoroso, è unanime.

Chi lo critica come sopravvalutato vada a vedere i suoi film.

Se esiste un limite, a mio avviso, nella sua azione di cineasta, è che lui intese rivolgersi ad una parte del paese che, forse, non era in grado di capirlo.

Mi spiego meglio.

Non potendosi rivolgersi alla borghesia, che lui detestava, ed alla quale intendeva ribellarsi con i suoi film, e che certo non riconosceva come interlocutrice, lui forse, e sottolineo forse, intese rivolgersi alla gente umile e semplice, che più di ogni altra amava, in tutte le accezioni, anche fisiche, del termine.

Questo il limite, più umano, che artistico di quello che resta, comunque, un genio assoluto del cinema.

Non concordo con la definizione di profeta.

Pasolini fu tutt’altro.

Il profeta, infatti, è uno che predice il futuro, Pasolini, al contrario, leggeva con una lucidità libera, appunto, come solo gli intellettuali possono essere, il presente.

Quello che accadeva lì ed in quel momento.

Nel suo je accuse pubblicato dal Corriere della Sera, il 14 novembre 1974

Cos’è questo golpe? Io so

pose delle questioni etiche a cui, ancora oggi, un’intera generazione di politici italiani, e forse non solo italiani, e forse non solo una generazione, non ha saputo trovare soluzioni credibili.

Scomodo, questo si, lo fu allora, e lo rimane oggi … altrimenti mi sai spiegare perché non viene insegnato nelle scuole, alla stregua di altri personaggi del suo tempo, sicuramente minori come rilevanza e come solidità di argomentazione?

Non intendo difendere alcuna posizione del suo pensiero, non m’interessa e non è questo il mio obiettivo, io mi limito solo a fare si che la conoscenza di certe opere cinemtografiche vengano divulgate.

Ma sopravalutato Pasolini?

Andiamo !!

Ma magari, vorrebbe dire che buona parte della sua eredità era già stata tradotta in azione.

Non è così che si fa, con i sopravvalutati, in Italia?

Un saluto.

Rob.

ruckert
18 anni fa

Avrei tanto da dire … discutevo della figura di Pasolini con un amico tempo fa un sopravvalutato diceva … secondo me invece ancora non abbiamo colto del tutto il valore intellettuale del suo lascito poetico, cinematografico. Si parla spesso a tal proposito di un Pasolini profetico, che guardava lontano. La contrapposizione sviluppo/progresso, la lotta al consumismo, la globalizzazione… ne parlava un secolo fa, da solo. Era un pensatore libero, fatto di quella libertà che il potere detesta e di cui oggi abbiamo più che mai un gran bisogno.

Roberto Bernabò
18 anni fa

anche tu non però mica scherzi Bea …

;-)

Rob.

dieBouleversant
18 anni fa

e tu lo hai fatto, magnifica-mente.

Roberto Bernabò
18 anni fa

Un ricordo di un regista come lui o si fa o non si fa …

;-)

Rob.

Rossella Sapio
18 anni fa

Grazie…mi sono fatto un bel ripassino!!!

Roberto Bernabò
18 anni fa

:) grazie a te Rossella e benvenuta qui.

Rob.

utente anonimo
utente anonimo
18 anni fa

grazie. E’ davvero un bel post. Rileggere mi ha ricordato molte cose e fatte conoscere di nuove. :) rossella

Roberto Bernabò
18 anni fa

E c’è anche Goffredo Parise …

rob81
18 anni fa

Eh si, non vogliamo dimenticare. E’ bellissima quella foto in cui Laura Betti è abbracciata a Pier Paolo.

Ciaoo Rob

Archivio Riccardi
10 anni fa
Reply to  rob81

La foto è di Carlo Riccardi, scattata durante il Premio Strega del 1960.
http://www.archivioriccardi.it

ciao

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