cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Rumors dei Fleetwood Mac

fleetwood_mac-rumours-frontal1

Non c’è un cazzo da fare …

Per quanto mi sforzi non lo riesco a trovare un disco che mi piaccia più di questo.

Rumors dei Fleetwood Mac – Edizione 1977

1. Second Hand News (Buckingham) – 2:43
2. Dreams (Nicks) – 4:14
3. Never Going Back Again (Buckingham) – 2:02
4. Don’t Stop (C. McVie) – 3:11
5. Go Your Own Way (Buckingham) – 3:38
6. Songbird (C. McVie) – 3:20
7. The Chain (Buckingham, Fleetwood, J. McVie, C. McVie, Nicks) – 4:28
8. You Make Loving Fun (C. McVie) – 3:31
9. I Don’t Want to Know (Nicks) – 3:11
10. Oh Daddy (C. McVie) – 3:54
11. Gold Dust Woman (Nicks) – 4:51

Per chi volesse approfondire: qui. Ma anche qui.

Ascolta: Second Hands

O anche: Never going back again

A cura di cinemavistodame

   Invia l'articolo in formato PDF   

Che poi su You Tube …

… ci finisce proprio chiunque … guarda qui.

A cura di cinemaviostodame

   Invia l'articolo in formato PDF   

I film in uscita dal 23 gennaio 2009

Italiani !!!

riccardo-scamarcio-con-sergio-castellitto-in-una-sequenza-della-commedia-italians-diretta-da-giovanni-veronesi-1023273 sean-penn-e-victor-garber-in-una-scena-del-film-milk-102919fabrizio-gifuni-in-un-immagine-del-film-beket-diretto-da-davide-manuli

Cari amici scusate il ritardo dell’uscita del nuovo numero di cinemavistodame2.

Sono solo film americani quelli in uscita nel weekend, ehm … tranne le due pellicole italiane … che forse era meglio che non uscivano, ok, va bene, Beket è probabilmente da salvare.

Mentre Gomorra – di Matteo Garrone (qui la mia analisi al film) non viene candidato all’Oscar, dopo le accuse di non promulgare una buona immagine degli italiani all’estero, ecco la risposta degli strateghi del marketing cinematografico italiano.

Italians – di Giovanni Veronesi.

Scopri, in 2111 parole, tutta la verità sui film in uscita domani e sull’unica consolazione del weekend, la pellicola: Milk – di Gus Van Sant, con il neo candidato agli oscar 2009 come migliore attore protagonista, Sean Penn, (le altre nominations tutte qui).

Da leggere ascoltando questo: mad world (versione di Gary Jules).

Clicca qui per leggere il nuovo numero.



   Invia l'articolo in formato PDF   

Rapporto Confidenziale numeroundici – gennaio 2009

Prosegue la mia collaborazione con la rivista

Prosegue la mia collaborazione con il progetto della rivista Rapporto Confidenziale diretta da Alessio Galbiati e Roberto Rippa, che viene distribuita gratuitamente in formato pdf. Decido, pertanto, di pubblicare, anche nel mio blog, il mio terzo articolo della rubrica da me tenuta: “Storia e Discorso”. Scaricate la rivista e distribuitela in rete. In fondo al post troverete il sommario del numeroundici, ricco di contenuti inediti ed interessanti.

who-is-barack-obama

In ogni caso, anche se non c’entra una ceppa, do il mio personale in bocca al lupo al quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti d’America – Barack Obama: “Yes we can”.

In fondo anche questo è l’inizio di una storia – che mi auguro straordinaria – nonché un evento nella piena accezione del termine come avrete modo di verificare, e la coincidenza è un incipit perfetto per il mio articolo.

L’evento dinamico – l’innesco della storia – le innovazioni delle strutture non lineari

a cura di Roberto Bernabò

1. Introduzione

Un concetto molto importante in sceneggiatura è quello dell’evento dinamico.

In effetti, a volere essere rigorosi, l’evento dinamico non è un concetto esclusivamente filmico, al contrario, è insito nell’idioma stesso di narrativa, anche se, ovviamente, nel linguaggio audiovisivo acquisisce delle specificità peculiari.

Ma che cos’è l’evento dinamico di una storia, e perché, a mio avviso, è uno di quegli elementi sui quali si combatte una battaglia d’innovazione nella espressione cinematografica contemporanea?

§§§

2. Evento dinamico e sua funzione drammaturgica

L’evento dinamico è quello che da l’innesco alla storia, e che, potremmo dire, scaraventa l’eroe nella sua avventura (per eroe intendo ovviamente l’esistente protagonista del film), e che altera, nella sua vita, lo stato di equilibrio preesistente.

Il concetto stesso di evento, se ricondotto ad esempio al linguaggio psicoanalitico, è un accadimento di una certa rilevanza.

Anche nel linguaggio comune adottiamo questa definizione per descrivere qualcosa di non ordinario.

Ora il linguaggio narrativo si nutre di eventi tanto che amo distinguere – nella storia e nel discorso narrativo – eventi ed esistenti.

Ma, tra gli eventi di una storia, quello dinamico ha una importanza drammaturgica fondamentale.

Senza l’evento dinamico la storia è come se non avesse inizio.

E lo spettatore faticherebbe, non poco, ad entrare ed a lasciarsi guidare nella narrazione dell’intreccio.

Facciamo qualche esempio.

Citiamo il romanzo italiano per antonomasia. Qual è l’evento dinamico de “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni ed analizzando lo specifico filmico qual è quello del film “Il sorpasso” di Dino Risi, il notissimo regista di commedia all’italiana recentemente scomparso?

manz_abbondio

Ne “I promessi sposi” l’evento dinamico è la decisione di Don Rodrigo di non far celebrare le nozze di Lucia Mondella con Renzo Tramaglino, decisione comunicata a Don Abbondio, che avrebbe dovuto celebrarle, dai due bravi nella celeberrima scena “questo matrimonio non s’ha da fare“.

a1125abaf5be16b98591e53588a8ab00jpeg

Nel film di Dino Risi l’evento dinamico è rappresentato dalla decisione di Roberto Mariani (Jean Louis Trintignant) di accettare, nel giorno di ferragosto, l’invito di Bruno Cortona (Vittorio Gassman) a lasciare gli studi, e di andare, con lui, al mare, decisione che avrà, nella sua vita, tragiche conseguenze.

Entrambi gli eventi, come possiamo agevolmente comprendere, assolvono perfettamente alla loro funzione drammaturgica.

Dobbiamo comprendere che, senza l’alterazione iniziale dell’equilibrio preesistente, tanto il lettore di un romanzo, quanto lo spettatore di un film, non troverebbero niente di attrattivo nel racconto.

§§§

3. Collocazione dell’evento dinamico nell’intreccio narrativo – alcune considerazioni sulla scrittura non lineare

Come è possibile notare entrambi gli eventi sono collocati all’inizio della narrazione.

Nella struttura narrativa classica è quasi una regola non scritta quella di collocare, in tale momento, questo importante elemento della storia.

Ma perché è così importante questa collocazione?

Perché senza l’abbrivio dell’evento dinamico il lettore, tanto quanto lo spettatore, faticherebbe a concentrarsi sulla narrazione.

Non capirebbe cioè il racconto di cosa parla.

Eppure.

Eppure, se vi prendeste la briga di analizzare, sotto questo specifico punto di vista, le storie narrate da uno dei più interessanti sceneggiatori contemporanei: Guillermo Arringa, vi accorgereste che questa apparente regola non scritta, viene da lui, molto abilmente, non dico sovvertita, ma agita in maniera a volte davvero molto innovativa.

Nella scrittura cosiddetta non lineare, infatti, le rigidi collocazioni spazio temporali di un racconto che le strutture narrative classiche esigono, vengono assolutamente stravolte.

La narrazione non necessariamente parte dall’evento dinamico.

Spesso in questo tipo di strutture narrative (penso anche ad esempio al film “Traffic” di Steven Soderbergh, sceneggiato da Stephen Gaghan) gli eventi si susseguono in maniera assolutamente complessa.

traffic

Va detto che uno degli elementi specifici della fruizione di un audiovisivo implica il cosiddetto processo d’infralettura narrativa (il complemento alla storia che ogni spettatore compie saturando gli accadimenti non registrati nella visione), viene reso molto più difficile, se non si ha una cura maniacale, nel rendere più o meno esplicite, le portate e le ampiezze delle anacronie (sia diegetiche che extradiegetiche), quando le stesse intervengono nel racconto (nel film Traffic, ad esempio, alcuni esistenti avevano dei tagli di capelli diversi a seconda del periodo specifico del racconto, in maniera da agevolare lo spettatore nel comprendere un salto anacronico, sia all’indietro nel tempo che in avanti rispetto all’adesso filmico).

4. Uno sguardo in avanti

Locandina del film Memento di Cristopher Nolan

Probabilmente è per questi aspetti di difficile (a volte difficilissima si pensi, al riguardo, al film Memento di Cristopher Nolan) resa filmica che, nei corsi di sceneggiatura, si consiglia (per non dire s’impone) di collocare l’evento dinamico nella prima mezz’ora di proiezione.

Ma ribadisco la scrittura non lineare sta sempre più mettendo in discussione questo dettame formale.

E se c’è una cosa, che, a mio modesto avviso, differenzierà gli autori nel futuro, non sarà (solo) la storia di un film (avendo il cinema raccontato ormai tutto, o quasi), ma il come la stessa sarà narrata (soprattutto sul piano filmico ovviamente).

In questo senso sono certo che non solo gli aspetti formali ed estetici saranno importanti (si parla nuovamente dell’avvento del cinema in tre dimensioni, e dello sviluppo sempre più considerevole della computer graphic), ma anche quelli (sempre di più, a mio modesto parere, in quanto più determinanti, quasi inconsapevolmente, nella percezione dello spettatore, e consapevolmente da parte dei critici e dei selezionatori di pellicole per i festival) più intimamente connessi alle strutture narrative.

copertina_numero11_72x

Rapporto Confidenziale – rivista digitale di cultura cinematografica

numeroundici (gennaio 2009)

GRATUITA, LIBERA e INDIPENDENTE !!!

free download

Rapporto Confidenziale – rivista digitale di cultura cinematografica

numeroundici (gennaio 2009)

GRATUITA’, LIBERA e INDIPENDENTE !!!

ALTA qualità 7.5mb | BASSA qualità 2.9mb

ANTEPRIMA

>>>

EDITORIALE di Alessio Galbiati

Gratuito, libero e indipendente. Questo è Rapporto Confidenziale.
Anche questo mese di fronte ai vostri occhi, voglioso di incuriosirvi.
Buona lettura.

>>>

SOMMARIO DEL NUMERO 11
04 La copertina. ilcanediPavlov!
05 Editoriale di Alessio Galbiati
06 Nella mia pelle di Samuele Lanzarotti
08 Western contemporaneo ovvero il cowboy che perse la strada di casa di Costanza Baldini
11 SPECIALE. NUOVO CINEMA RUMENO
Noul cinema romanesc. La nuova generazione di registi rumeni racconta la Romania post Ceauşescu di Roberto Rippa 12
4 luni, 3 saptamâni si 2 zile di Roberto Rippa 14
A fost sau n-a fost? di Sergio Citterio 15
Cum mi-am petrecut sfarsitul lumii di Roberto Rippa 16
Moartea domnului Lăzărescu di Roberto Rippa 17
La Romania vista dall’Italia di Alessio Galbiati 18
Mar Nero di Sergio Citterio 19
Pa-ra-da di Roberto Rippa 19
Il resto della notte di Alessio Galbiati 20
Cover Boy. L’ultima rivoluzione di Alessio Galbiati 21
Gara de Nord_copii pe strada di Alessio Galbiati 22
24 Baghead di Alessandra Cavisi
25 STORIA E DISCORSO – ARTICOLO N.3. L’evento dinamico – l’innesco della storia – le innovazione delle strutture non lineari di Roberto Bernabò
27 Love is the Devil di Samuele Lanzarotti
28 I tre volti della paura di Francesco Moriconi
30 CINEMUNA. IL VERO NELL’ASSURDO. Nessuna verità | No Man  di Ciro Monacella
31 What Ever Happened to Baby Jane?  di Alessandra Cavisi
32 Riflessi sulla pelle  di Sanuele Lanzarotti
34 Il cinema sperimentale di InharmoniCity  di Alessio Galbiati
37 cinemautonome
39 Indice filmografico
41 Arretrati

>>>

Rapporto Confidenziale – rivista digitale di cultura cinematografica

numeroundici (gennaio 2009)

GRATUITA, LIBERA e INDIPENDENTE !!!

free download

ALTA qualità 7.5mb | BASSA qualità 2.9mb

ANTEPRIMA

   Invia l'articolo in formato PDF   

Valzer con Bashir – di Ari Folman (2008)

analisi di eventi esistenti e linguaggio audiovisivo

Francia / Germania / Israele | 2008

Quando l’amarcord è composto solo di dolore e sangue – a cura di Roberto Bernabò

Locandina del film Valzer con Bashir

Valzer con Bashir

titolo originale: Waltz With Bashir
nazione: Francia / Germania / Israele
anno: 2008
regia: Ari Folman
genere: Animazione
durata: 87 min.
distribuzione: Lucky Red Distribuzione
sceneggiatura: A. Folman
fotografia: D. Polonski • A. Hanuka • Y. Goodman
montaggio: N. Feller

Sinossi: Una notte del settembre 1982, durante l’occupazione israeliana a Beirut, una milizia cristiana falangista invase i campi profughi di Sabra e Shatila, trucidando 3000 civili palestinesi. Il cielo era rischiarato a giorno dai razzi per l’illuminazione dell’esercito israeliano, i cui soldati assistettero inermi all’atroce massacro. Tra quei soldati israeliani, diciannovenni ancora imberbi, c’era Ari Folman, che per più di vent’anni ha rimosso ogni ricordo associato a quella notte. Fino a quando ha deciso di intraprendere una terapia molto particolare: girare un film. Un film documentario, per la precisione, con tanto di testimoni. Sì perché come ogni terapia che si rispetti quella del regista israeliano doveva avvalersi di un dialogo, uno scambio di pensieri, sensazioni, ricordi volti a far riaffiorare il rimosso della coscienza.

Introduzione

La questione israeliano-palestinese è ahimè quanto mai attuale e non deve stupire, pertanto, che questo film israeliano (anche se la produzione è oltre che israeliana anche francese e tedesca), così particolare nelle sue scelte formali e narrative, sia stato considerato un vero e proprio capolavoro a Cannes, dove ha rappresentato la vera rivelazione del  Fesitval,  ed ai Golden Globe, dove ha soffiato il riconoscimento come miglior film straniero all’italiano Gomorra di Matteo Garrone (secondo me il miglior film dell’anno 2008), sono napoletano e me lo posso permettere, ma che ahimè gli esperti giudicano essere in fase calante, proprio per il successo di quest’altra pellicola.

Scommettiamo che vincerà anche l’Oscar con mio grande rammarico per Gomorra?

§§§

Mi sono chiesto, come molti di voi, come mai un film del genere ce lo fanno vedere proprio in questi giorni, quando la posizione israeliana è così discussa, e forse discutibile, anche se, personalmente, credo che le lenti di giudizio occidentali non costituiscano il migliore presupposto per comprendere una questione così complessa, che né il film di Ari Folman, credetemi, né, tanto meno, questo post, intendono certo esaurire.

La risposta che mi sono dato è che una cosa è certa: documenti come questo film sono come dei veri e propri squarci di luce nel buio fitto di una realtà che accade molto vicino a noi, ma di cui noi, come sesso succede, non abbiamo una percezione chiara, perché l’informazione e non solo in Italia, su tali temi non è mai molto esaustiva,  e perché i tentativi di fare chiarezza finiscono troppo spesso per diventare faziosi o accusabili di faziosità, se non siamo davvero addentro la questione.

Meglio allora il cinema, che da sempre ha agito un ruolo non dico determinante, ma quantomeno più immediato nella sua comprensione.

Come spesso dico in questo blog le immagini svelano la verità assai più delle parole, anche se sono filtrate da una graphic novel.

Ma questo anche perché il cinema non deve essere necessariamente obiettivo. Non deve difendere una oggettività nella rappresentazione della realtà.

E ancora … potrà mai una realtà essere oggettiva?

Intendo dire:

Anche se decidessimo di dare voce solo alla realtà, avremmo, poi, gli strumenti cognitivi per darle un senso? “(Mi sembra di essere scaduto nella canzone di Vasco Rossi, chiedo scusa, ma è proprio così che la penso).

E’ un’annosa questione che il cinema documentaristico in parte risolve.

Limitandosi, molto spesso, a rappresentare la realtà attraverso un filo logico (necessariamente fazioso), che illustra il perché di certi accadimenti.

Un perché ovviamente filtrato, ed è questa la funzione di questa ontologia di cinema, dall’esperienza di colui che si assume l’onere di raccontare.

una-scena-di-valzer-con-bashir-1009501

Nel caso di specie questo onere se lo è assunto Ari Folman, un israeliano dalle intenzioni miti non certo fondamentaliste, tentando di ricostruire, esclusivamente basandosi sui ricordi affioranti nella sua memoria, un episodio a dire poco inquietante delle tante pagine contraddittorie e violente avvenute nel nome della questione israeliano-palestinese: la strage di Sabra e Shatila del settembre 1982, quando i falangisti cristiani, impazziti per l’omicidio del loro amatissimo presidente del Libano Bashir Gemayel, massacrarono tremila palestinesi (anche vecchi, donne e bambini) nei campi profughi. Sotto gli occhi dei soldati israeliani alleati, prima che il ministro della Difesa Ariel Sharon fermasse l’eccidio.

Certo, i detrattori di Ari Folman avranno motivo per argomentare che il film vuole, paradossalmente, dimostrare le ragioni israeliane, anche attraverso il racconto di un fatto che è molto discutibile, proprio per dimostrare il senso di uno Stato che alla fine, nonostante tutto, interviene e che, soprattutto, in quanto stato democratico, accetta anche voci dissonanti.

Ma, a mio modo di vedere, questa lettura è sbagliata.

Ari Folman ha lavorato quattro lunghi anni a questo progetto, e non poteva certo conoscere lo status quo in cui versa oggi la questione tra israeliani e palestinesi. (Dio solo lo sa come potrà ancora ulteriormente evolvere).

Credo che gli intenti cinematografici abbiano più a che fare con il tentativo di liberarsi del peso ingombrante di certi accadimenti, che nella coscienza del regista erano troppo dolorosi per rimanere confinati dentro di lui.

Quando ho conosciuto Dacia Maraini alla presentazione del suo ultimo libro “Il treno dell’ultima notte” le ho chiesto: “Come mai ha deciso di narrare oggi questa storia così risalente?

Lei mi ha risposto, riflettendo molto prima di parlare: “Ma lo sa è così difficile rispondere alla sua domanda, non è mai chiaro all’autore cosa lo spinga a narrare quello che racconta … però riflettendo meglio  … forse la ragione è che avevo tenuto queste cose dentro di me per troppo tempo … era arrivato il momento di tirarle fuori.”

§§§

In questo post:

  1. Le scelte formali– circa l’utilizzo della graphic novel
    • Un cinema documentaristico basato non (solo) sui fatti ma (soprattutto) sulle emozioni
  2. Circa gli esistenti del film – testimonianze vere non finzione
  3. Circa l’impianto narrativo – la ricostruzione di un puzzle mentale quale allegoria del mestiere del documentarista

1. Le scelte formali – circa l’utilizzo della graphic novel

A mio modo di vedere la prima questione o meglio il primo interrogativo che mi sono posto è il seguente.

una-sequenza-di-valzer-con-bashir-100959

Perché Ari Folman ha deciso di raccontare la sua personale esperienza avvalendosi di una graphic novel e non di una scelta formale basata sulla recitazione?

In questo blog ho più volte indagato la connessione esistente tra cinema e realtà. Un tema che fu affrontato anche da Pier Paolo Pasolini che sosteneva che, tra le differenti forme di arte, quella del cinema era quella che maggiormente aveva a che fare con la realtà, proprio perché per rappresentare, cinematograficamente, un essere umano lui doveva necessariamente avvalersi o dello stesso essere umano, o di un suo doppio (il personaggio).

Ora qui la questione diventa ancora più complessa perché nella realtà si aggiunge l’elemento del ricordo.

Proprio durante la proiezione di questo bellissimo film il personaggio di Ori Silvan, con cui il regista è cresciuto a Haifa, nel film è l’amico che, come accade nella vita, pur occupandosi a tempo pieno di cinema, è una sorta di suo psicoanalista privato, fornisce una spiegazione assai sconcertante circa il ricordo. Chi ha visto il film sa che in quella sequenza a cui alludo, Ori Silvan chiarisce che si possono creare in adulti ricordi inesistenti solo manipolando una fotografia.

un-immagine-di-valzer-con-bashir-100948

Ma se il ricordo è costituito da un’immagine precisa, che riaffiora senza che noi attribuiamo, invece, alla stessa, alcun significato preciso, ecco che ci ritroviamo difronte alla necessità di indagare. Ma su questi specifici aspetti ritorneremo nell’ultimo paragrafo.

§§§

1.1 Un cinema documentaristico basato non (solo) sui fatti ma (soprattutto) sulle emozioni

La graphic novel, tornando al tema di questo paragrafo, consente, abilitandola, la filtrazione della narrazione in un ambito meno strettamente reale e più, filmicamente, onirico.

Questo elemento lascia libero il regista di ricostruire il puzzle del suo ricordo attraverso immagini che, altrimenti, non avrebbe mai potuto inserire nel contesto della narrazione.

una-sequenza-del-film-valzer-con-bashir

I combattimenti, la fuga a nuoto del suo amico, la spiaggia dove rimase a lungo, i carri armati che entrano nei vicoli di Beirut distruggendone i muri sconquassando autovetture.

un-immagine-tratta-da-valzer-con-bashir

Sono tutte immagini evocative che conferiscono alla narrazione una drammaturgia dura e poetica nello stesso tempo. Quasi come se lo spettatore entrasse non tanto (e non solo) in relazione con la realtà, che spesso ci dice poco, ma con lo stato emozionale di un uomo che, a fatica, si fa strada nei meandri della propria mente.

Insomma è quasi come se noi assistessimo – attraverso questo specifico linguaggio filmico composto di materia cerebrale trasposta in immagini, quasi come se fossimo dentro il cervello di Ari – alla visione della sensibilità della sua mente.

All’emozione trasposta in immagine più che al senso reale di quel ricordo, così drammatico e così dolente.

Un’operazione alchemica che solo la sapienza nell’utilizzo di questa particolare tecnica poteva restituire.

E questo grazie anche alla bellissima colonna sonora rock anni ottanta, ed alle musiche originali di Max Richter, alle immagini coloratissime (a differenza del celeberrimo Persepolis, quasi tutto in bianco e nero), al gusto ispirato a questi nuovi romanzi grafici, che ne fanno, insomma, uno spettacolo emozionante e innovativo, composto da frammenti, allucinazioni, paure, delusioni, insomma dai “sogni perduti di uomini che all’epoca erano solo ragazzi”.

E proprio con la graphic novel Valzer con Bashir, firmata da Folman e da David Polonsky, autore della maggior parte dei disegni del film, che il 9 gennaio si è inaugurato il restyling della collana Rizzoli Lizard.

Non mi stanco di ripetere che la mia è un’opera sulla memoria e sulla rimozione, non una lezione di storia” predica Folman, alto, occhi azzurri, barba e orecchino. “Io racconto quello che accadde a Beirut nel 1982, quando sulla spiaggia si sparava e sul lungomare c’era la gente che chiacchierava ai tavolini dei bar, ma si potrebbe raccontare allo stesso modo il Vietnam o il Kosovo”.

§§§

2. Circa gli esistenti del film – testimonianze vere non finzione

Altra scelta che rende questa pellicola particolare, è che gli esistenti del film non sono personaggi immaginari, sono tutti veri, reali (anche se raffigurati da un disegno), e tutti legati direttamente, o indirettamente, al regista.

Si va dal grande reporter di guerra Ron Ben-Yeshai (dal coraggio leggendario), l’uomo che alla fine telefona a Sharon e gli impone di mettere fine all’azione delle milizie cristiane, a Roni Dayag, che aspettava da vent’anni che qualcuno gli chiedesse di raccontare la sua storia (abbandonato dal suo reparto su una spiaggia controllata dai palestinesi si salva nuotando di notte in una specie di pauroso viaggio felliniano), a Carmi Cna’an, il ragazzo geniale che dopo la guerra delude tutti andandosene prima in un ashram indiano e poi a fare soldi nei Paesi Bassi con un business di felafel. Carmi, a pochi giorni dall’inizio delle riprese, non ha voluto prestare il suo volto e ha preteso di essere doppiato.

L’origine del film sta in una serie di conversazioni tra Folman e il terapista dell’esercito: “Dato il mio ruolo irrilevante come riservista, volevo lasciare l’esercito a 40 anni anziché a 45. La procedura prevede alcuni incontri in cui rievochi tutte le tue esperienze passate. È stato scioccante, era la prima volta che cercavo di ricordare”.

§§§

3. Circa l’impianto narrativo – la ricostruzione di un puzzle mentale quale allegoria del mestiere del documentarista

Quasi inconsapevolmente, e per esigenze legate alla frammentarietà del ricordo, nel percorso della memoria del protagonista (l’alter ego animato di Folman), la narrazione si avvale di un paradigma narrativo che a me è molto caro.

una-scena-del-film-waltz-with-bashir

Quello della ricostruzione.

Un paradigma ineludibile per lo storico e per il documentarista.

Chi ha fatto psicanalisi sa che uno degli strumenti primari dello psicanalista, una delle materie con le quali si lavora in questa specifica pratica psichica, sono i sogni.

I sogni sono quella parte di noi che mette in congiunzione il conscio con l’inconscio.

Ecco questa affermazione potrebbe perfettamente racchiudere non solo la funzione della psicoanalisi, ma anche e perfettamente, quella estetica e drammaturgica del cinema documentarista.

Una visione che, improvvisamente, lacera la nostra coscienza, e ci aiuta a comprendere una realtà che, magari per decenni, è stata sotto proprio lì, sotto i nostri occhi.

E’ proprio in questo specifico filmico del cinema documentarista, che amo definire potere divinatorio delle immagini – una volta ancora di più dimostrato se messo in relazione al concetto, sempre freudiano, della rimozione – che riconosco a questo film dei meriti  davvero considerevoli, ed in qualche modo complementari a quelli dell’altro film, che, nel 2008, ha lacerato la mia coscienza: “Gomorra di Matteo Garrone“, che ha utilizzato, però una sorta di suo contrario attraverso un linguaggio audiovisivo che amo definire iperrealista, ma che assolve, paradossalmente, con la stessa efficacia, la medesima funzione rivelatoria.

Annotazioni a margine – volutamente non parlo

Volutamente non parlo delle motivazioni del titolo dell’opera, perché troppo toglierebbero al colpo al cuore all’ancora possibile visione del film da parte del lettore di questo blog, posso solo anticipare che le stesse costituiscono, a mio modo di vedere, una sorta di punto d’incontro tra realtà e cinematografia, che, in quella brevissima sequenza, svela – racchiudendolo tutto, in qualche misura, – il nucleo fondante l’intento artistico del regista: unire, in un unico, la spietata e cruenta verità della realtà, con la poetica e l’estetica del cinema d’animazione.

   Invia l'articolo in formato PDF   

I film in uscita dal 16 gennaio 2009

Ho la testa tra le nuvole o mi è tornata la febbre del sabato sera?

un-immagine-del-film-vuoti-a-rendere da te.
alfredo-castro-in-un-immagine-di-tony-manero da te.

Scoprilo su cinemavisstodame2.

Con cinemavistodame2 ogni settimana hai sempre di più.

Che poi, per leggere il nuovo numero, basta cliccare qui.

   Invia l'articolo in formato PDF   

I film in uscita dal 9 gennaio 2009

Un presidente schiacciato (vergin di servo encomio e di codardo oltraggio).

una-scena-di-valzer-con-bashir da te.

josh-brolin-e-george-w-bush-nel-film-w-diretto-da-oliver-stone da te.
kare-hedebrant-e-lina-leandersson-in-un-immagine-del-film-let-the-right-one da te.

rosario-dawson-e-will-smith-in-una-scena-del-film-sette-anime da te.

George William Bush schiacciato tra il peso della questione israeliano palestinese e un film horror. E più sotto Sette anime vagano.

Vi sembra che nulla abbia senso?

Trovatelo su cineavistodame 2.

Il nuovo numero è già on line qui.

Cinemavistodame 2 what else?

   Invia l'articolo in formato PDF