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Gomorra | seconda stagione – perché è educativa

La funzione educativa del Male – ragioni a favore della

Nel raccontare il Male, ciò che non è straziante diventa superfluo” – by Aldo Grasso

Locandina Serie TV Gomorra - Seconda Stagione

Locandina Serie TV Gomorra – Seconda Stagione

Interpreti e personaggi

Marco D’Amore: Ciro Di Marzio
Fortunato Cerlino: Pietro Savastano
Salvatore Esposito: Genny Savastano
Marco Palvetti: Salvatore Conte
Maria Pia Calzone: Imma Savastano
Cristiana Dell’Anna: Patrizia Santoro
Cristina Donadio: Annalisa “Scianel” Magliocca

Fotografia: Paolo Carnera, Michele D’Attanasio
Montaggio: Patrizio Marone
Musiche: Mokadelic
Scenografia: Paki Meduri
Costumi: Veronica Fragola
Produttore: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz, Gina Gardini, Domenico Procacci
Casa di produzione: Sky, Cattleya, Fandango, LA7, Beta Film

§§§

1 – Premessa

Ultimamente scrivo poco.

E’ più di un anno che non aggiorno il blog.

Capitano periodi così.

La vita ci porta verso nuove, e diverse latitudini.

Ma, di recente, mi è capitato di discutere sulla seconda serie di Gomorra.

Difficilmente mi arrocco sulle mie posizioni.

Ascolto, quasi sempre, le opinioni degli altri, e metto sempre in crisi il mio personale punto di vista.

Ma, su alcune cose, non transigo.

Una di queste, è lo s-cadere nei luoghi comuni.

§§§

2. Perché dico questo, e la mia idiosincrasia verso i luoghi comuni

Perché dico questo?

Perché sulla serie televisiva, secondo me più internazionale mai prodotta in Italia, sento dire, sempre, le stesse cose. E le sento dire, spesso, ammantate da quel buonismo, che, personalmente, considero ipocrita, e, spesso, abusato e logoro.

Nel caso di specie, ha a che fare con la visione stereotipata, ed oleografica di Napoli, o meglio di una certa suburbia di Napoli, che è assai realisticamente, anzi, iper-realisticamente, descritta sia nel film, che, secondo me, ancora meglio, nella serie TV tratta ed ispirata dal Romanzo di Roberto Saviano – Gomorra.

Quali sono le ragioni dei detrattori di Gomorra?

Sempre le stesse.

  1. Perché esportare questa immagine violenta e decadente del Sud.
  2. Perché esaltare le gesta della malavita organizzata.
  3. Perché trasferire, come modello, per i giovani quello della Camorra, del guadagno facile attraverso la malavita.

Potrei continuare, ma credo che ormai abbiate afferrato l’antifona.

§§§

2. Il mio personale punto di vista

Gomorra - Pietro e Genny Savastanogomorra-savastano

Gomorra – Pietro e Genny Savastano

Scelgo, per spiegare questa mia personale prospettiva, l’immagine di due dei protagonisti assoluti della serie.

Il boss Don Pietro Savastano ed il figlio Genny.

Li scelgo, perché particolarmente evocativi di quello che intendo dire.

Argomentiamo, per un momento, proprio la questione della funzione anti-educativa, che i detrattori, che spesso si occupano proprio d’insegnamento nelle scuole, adducono.

Gomorra - Ciro Di Marzio e Salvatore Conte

Gomorra – Ciro Di Marzio e Salvatore Conte

La famiglia Savastano, il loro Clan, così in difficoltà in questa seconda stagione, ed i loro antagonisti capitanati da Salvatore Conte, e dall’immortale Ciro Di Marzio, sarebbero dei modelli sbagliati.

Rappresenterebbero, cioè, tutto il contrario di quello che bisognerebbe insegnare ai ragazzi.

Certe volte penso – ascoltando questo tipo di argomentazioni – se, chi le argomenta, abbia veramente compreso perché sia stato scritto quel romanzo.

Matteo Garrone

Matteo Garrone

Perché, Matteo Garrone, decise di farne un film.

Gomorra - Paletti Sollima

Gomorra – Paletti Sollima

E perché, lo showrunner della serie, Stefano Sollima, coadiuvato da Francesca Comencini, Claudio Cupellini, più Claudio Giovannesi, si siano così impegnati nella scrittura di questa seconda stagione.

Le ragioni, a guradarle bene, in effetti, infatti, sono, a mio modo di vedere, diametralmente opposte a quelle portate avanti da chi non riconosce la funzione educativa di tutte queste operazioni.

Mi chiedo, anche, se, veramente, chi sostiene queste tesi, si sia mai recato a Scampia, o a Mugnano, ed abbia mai toccato, con mano, il degrado di certi luoghi, o, ancora, si sia mai veramente reso conto di come effettivamente sia poi, alla resa dei conti, la vita di queste persone, che rimangono coinvolte nell’orbita camorristica.

Ecco, me lo chiedo perché è esattamente lì, il nocciolo della questione.

Nella prima puntata della seconda serie, ad esempio, (non dico niente di spoiler, la puntata è andata in onda molte volte su Sky Atlantic), Ciro Di Marzio, l’immortale, si trova costretto ad uccidere la moglie, la madre di sua figlia, perché la stessa non riesce a reggere la tensione emotiva che le gesta del marito, nella prima serie, hanno scatenato nella sua mente.

In preda ad una parossistica crisi d’ansia, questa donna è convinta che i Savastano, prima o poi, la uccideranno, ed esaspera a tal punto il marito, che lo stesso, per non creare problemi al clan dei Conte, si trova costretto al gesto estremo, che mai avrebbe voluto compiere, di ucciderla.

Nel raccontare il male – ho letto oggi, in un ottimo articolo di un critico che non amo particolarmente, Aldo Grasso, sul Corriere – ciò che non è straziante, diventa superfluo.

Non è sempre vero, ovviamente, ma in questo caso è una prospettiva narrativa precisa.

E perseguita con un obiettivo specifico.

Che è il vero poit of concentration del racconto.

Genny Savastano - protagonista ancora diverso in Gomorra

Genny Savastano – protagonista ancora diverso in Gomorra

Il regista non vuole esaltare le gesta dei Savastano, e dei Conte, e di Ciro Di Marzio, ma, al contrario, intende evidenziare l’inferno, nel quale, tutti questi esistenti, sono costretti a vivere.

Date pure, alla parole “Inferno“, tutte le accezioni che conoscete.

Nessuna potrà mai restituirvi l’angoscia, costante, che attanaglia i protagonisti della seconda stagione di Gomorra. Una condizione che ci appare, sempre meno incaonsapevole.

Un padre, ed un figlio, che non si fidano più l’uno dell’altro, pertanto, ben circoscrivono questa verità.

E, come ho scritto oggi su facebook: personalmente ritengo che sia educativo, mostrare il Male in questa dimensione.

Non credo, infatti, ed in alcun modo, allettante, per i ragazzi, anche per quelli di Scampia, verificare in che mondo di disperazione, sono costretti a vivere questi camorristi.

§§§

3. Conclusioni

Le Vele di Scampia

Le Vele di Scampia

Tutto qui.

Io, almeno, la vedo così, e, personalmente, difenderò sempre, questa prospettiva narrativa.

Fate vedere ai vostri figli Gomorra, e scoprirete che ne rimarrano sconvolti, non attratti.

Ed anche se siete nati a Scampia, sono certo che, anche voi, la pensiate come me.

Anzi, voi, probabilmente, ancora più di me.

Nulla, di tutto quello che vivono, o meglio di quello che sono “costretti” a vivere, questi esistenti, potrà mai divenire allettante per un ragazzo, che desideri vivere felice, innamorarsi, e costruire una vita serena.

E nessun imetodo didattico, classico, pedagocico, potrà mai essere più efficace della disperazione, con cui è iniziata questa seconda stagione, della serie TV.

Alla prossima, io ho terminato.

Tutto quello che avevo da dire è questo.

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