Cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Restare in silenzio è complicità

Quando la giustificazione diventa sterminio, il silenzio è vergogna

Bambino palestinese

Il 7 ottobre 2023 è una data che ha segnato un abisso nella storia recente del Medio Oriente.

L’attacco terroristico di Hamas contro Israele ha provocato la morte di oltre 1.200 persone.

Civili inermi. Donne. Bambini. Ragazzi colti nella notte, nelle loro case, o mentre danzavano sotto le stelle in un festival musicale nel deserto.

Una violenza feroce, spietata.

Un crimine contro l’umanità che nessuna coscienza può né minimizzare né rimuovere.

Ma nessun crimine giustifica l’annientamento di un popolo.

Le bombe sui civili palestinesi di Gaza

Quella tragedia, per quanto profonda e lacerante, non può essere usata come alibi per commetterne una ancora più grande: la cancellazione fisica, materiale, psicologica di esseri umani, stretti nella morsa di una punizione collettiva che ha assunto i tratti evidenti del genocidio.

Lo dice The Lancet, non un’organizzazione militante, ma una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo:

  • oltre 186.000 palestinesi potrebbero aver perso la vita in seguito alla guerra, se si sommano le vittime dirette a quelle indirette: fame, mancanza di cure, traumi non curati, ferite non guarite, acqua infetta, disperazione.
  • Oltre 55.000 i morti accertati, secondo l’Ufficio Centrale di Statistica Palestinese.
  • Più di 100.000 persone costrette a fuggire dalla Striscia di Gaza, abbandonando tutto: affetti, case, radici.

E no: non erano terroristi. Erano madri. Bambini. Anziani. Famiglie. Esseri umani.

Questa non è legittima difesa.

È distruzione sistematica.

È barbarie.

È la negazione dei princìpi su cui si fonda qualsiasi diritto internazionale, qualsiasi civiltà.

Il dolore degli ostaggi israeliani e delle loro famiglie – che merita empatia e risposte – non deve diventare l’alibi per contrastare chi s’impegna e protesta per la pace.

Né deve servire per anestetizzare la coscienza del mondo.

Non é ammissibile che possa essere usato come pretesto da Benjamin Netanyahu per perpetrare una vendetta cieca e disumana, che non rende più sicuro nessuno, ma che alimenta solo odio, rancore, terrorismo, e prepara il terreno per nuove guerre.

Lo ha detto con parole inequivocabili Papa Francesco, nel suo nuovo libro:

“S’indaghi se a Gaza è in atto un genocidio.”

E ancora, con voce ferma e dolente, Papa Leone XIV ha chiesto un cessate il fuoco immediato, ricordando al mondo il dolore dei genitori palestinesi che raccolgono i corpi straziati dei propri figli:

“Ogni bambino ucciso è una ferita a Dio.”

“Serve una pace disarmata e disarmante.”

A chi ha responsabilità politica: dove siete?

Bambina palestinese

Dove siete, ministri e presidenti, deputati e parlamentari europei, uomini e donne delle istituzioni?

Dove sono i vostri comunicati, le vostre dichiarazioni, le vostre visite, la vostra indignazione?

Avete paura? Di chi? Di cosa?

Tutti i popoli hanno diritto a vivere.

Tutti.

Nessuno invece ha diritto a sterminare.

Nessuno.

Restare neutrali oggi non è più possibile.

Chi tace, chi resta equidistante, chi si limita a “condannare la violenza da entrambe le parti” mentre i bambini muoiono sotto le bombe, è complice.

La storia ci giudicherà e noi vogliamo essere dalla parte giusta

Noi che ci occupiamo di cinema, cultura, informazione, non possiamo restare zitti.

Abbiamo il dovere di raccontare.

Di denunciare.

Di testimoniare.

Le immagini che ogni giorno ci arrivano da Gaza non sono scene di un film post-apocalittico.

Sono realtà. Sono storia. Sono il nostro tempo.

E la storia ci chiede oggi di scegliere: se essere dalla parte dei carnefici o da quella delle vittime.

Se far finta di nulla, o alzare la voce.

Il nostro appello

La disperazione dei palestinesi a Gaza

E allora diciamolo, con forza, con amore, con verità:

Chiediamo un cessate il fuoco immediato.

Chiediamo l’apertura di corridoi umanitari reali, protetti, permanenti.

Chiediamo che la vita umana torni ad avere valore. Ovunque. Sempre.

Perché non esistono “bambini giusti” e “bambini sbagliati”.

Non esistono madri colpevoli di amare i propri figli sotto un cielo sbagliato.

Non esistono lacrime più meritevoli di altre.

La pace non è un’utopia. È una scelta. E inizia da noi

Banner per la pace tra Israele e Palestina

Se condividi queste parole, fallo sapere.

Parlane.

Gridalo.

Scrivilo.

Firma appelli.

Sostieni ONG serie.

Partecipa.

Prenditi cura.

Scarica e diffondi il banner.

Condividi questo articolo.

Perché non c’è niente, oggi, di più urgente di questo.

Perché la pace non arriverà da sola.

O la costruiamo, o la perderemo. Per sempre.

(Visited 69 times, 1 visits today)
0 0 voti
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest

0 Commenti
Most Voted
Newest Oldest
Inline Feedbacks
View all comments
0
Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero, ti prego di commentare.x