cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

I film in uscita dal 6 novembre 2009

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cinepresa di cinemavistodame Nei Cinema dal 6 Novembre 2009

  • Nemico Pubblico – Public Enemies – di Michael Mann
  • L’uomo che fissa le capre – di Grant Heslov
  • Marpiccolo – di Alessandro di Robilant
  • Alza la testa – di Alessandro Angelini
  • Berlin Calling – di Hannes Stöhr
  • Anno Uno – di Harold Ramis

Locandina Nemico Pubblico - Public Enemies

Nemico Pubblico – Public Enemies

titolo originale: Public Enemies
nazione: U.S.A.
anno: 2009
regia: Michael Mann
genere: Drammatico / Gangster
durata: 143 min.
distribuzione: Universal Pictures
cast: J. Depp (John Dillinger) • C. Bale (Melvin Purvis) • M. Cotillard (Billie Frechette) • J. Russo (Walter Dietrich) • D. Wenham (Harry ‘Pete’ Pierpont) • J. Clarke (John ‘Red’ Hamilton) • S. Dorff (Homer Van Meter) • C. Tatum (Pretty Boy Floyd) • R. Cochrane (Agente Carter Baum) • B. Katic (Anna Sage) • E. De Ravin (Barbara Patzke) • B. Crudup (J. Edgar Hoover) • G. Ribisi (Alvin Karpis) • J. Ortiz (Phil D’Andrea) • S. Hatosy (Agente John Madala) • D. Harvey (cliente Steuben Club) • S. Leigh (Helen Gillis) • S. Graham (Baby Face Nelson) • S. Garrett (Tommy Carroll) • S. Lang (Charles Winstead) • M. Craven (Gerry Campbell) • L. Mason (portiere Union Station) • L. Taylor (Sheriff Lillian Holley) • D. Warshofsky (Warden Baker) • L. Sobieski (Polly Hamilton)
sceneggiatura: R. Bennett • M. Mann • A. Biderman
musiche: E. Goldenthal
fotografia: D. Spinotti
montaggio: J. Ford • P. Rubell

Trama: Nessuno poteva fermare Dillinger e la sua banda. Non esisteva prigione dalla quale non riuscisse ad evadere. Il suo carisma e le rocambolesche fughe dalle prigioni lo rendevano interessante agli occhi di tutti – da quelli della sua fidanzata Billie Frechette a quelli del pubblico americano che non aveva simpatia per le banche responsabili di aver fatto precipitare il paese nella depressione. Ma mentre le avventure di Dillinger e della sua banda – che nell’ultimo periodo comprendeva anche due individui sociopatici dal nome Baby Face Nelson e Alvin Karpis – intrigavano i più, Hoover si riproponeva di utilizzare la pubblicità che la cattura del criminale avrebbe potuto generare in suo favore per trasformare il suo “Bureau of Investigation” nel dipartimento di polizia nazionale che è adesso l’FBI. Fece pertanto di Dillinger il primo Nemico Pubblico Numero Uno degli Stati Uniti d’America, mettendogli alle calcagna Purvis, l’affascinante “Clark Gable dell’FBI”.

Film notevole, sicuramente la migliore uscita del week end. E probabilmente una delle migliori dell’anno, date retta ad uno stupido.

L’ho visto in anteprima ed in lingua originale, e la mia analisi è qui.

5 stars.

Locandina L'uomo che fissa le capre

L’uomo che fissa le capre

titolo originale: The Men Who Stare at Goats
nazione: U.S.A.
anno: 2009
regia: Grant Heslov
genere: Commedia
durata: 90 min.
distribuzione: Medusa Film
cast: G. Clooney (Lyn Cassady) • E. McGregor (Bob Wilton) • K. Spacey (Larry Hooper) • J. Bridges (Bill Django) • R. Patrick (Todd Nixon) • S. Root (Gus Lacey) • S. Lang (Generale Hopgood) • R. Curtis-Brown (Maggiore General Brown)
sceneggiatura: P. Straughan
musiche: R. Kent
fotografia: Elswit
montaggio: T. Riegel

Trama: Il giornalista Bob Wilton è in cerca di uno scoop quando incontra Lyn Cassady, una figura ambigua che sostiene di appartenere a un’unità sperimentale dell’esercito americano. Secondo Cassady, il New Earth Army sta cambiando la maniera di combattere le guerre: una legione di monaci guerrieri con poteri mentali senza precedenti è in grado di leggere il pensiero del nemico, attraversare i muri e addirittura uccidere una capra semplicemente guardandola. Ora, il fondatore del programma, Bill Django, è scomparso e la missione di Cassady è di ritrovarlo. Intrigato dalle strampalate storie raccontate dalla sua nuova conoscenza, Bob decide di seguirlo nella ricerca. E quando l’improbabile coppia rintraccia Django in un campo di addestramento clandestino gestito dal fuorilegge psicotico Larry Hooper, il giornalista resta intrappolato nel mezzo di una battaglia tra le forze del New Earth Army di Django e la milizia personale di Hooper formata da super soldati. Per sopravvivere a questa selvaggia avventura, Bob dovrà superare in astuzia un nemico che non avrebbe mai pensato di dovere affrontare.

«Questa storia è più vera di quanto possiate credere», ironizza una didascalia prima dei titoli di testa. In effetti dietro la trasposizione dal letterario al filmico di questo film c’è un preciso e insondabile libro-inchiesta pubblicato nel 2004 dal reporter e documentarista inglese Jon Ronson (tradotto da Einaudi Stile Libero) che sembrerebbe peraltro più uscito dalla fantasia scatenata dei fratelli Coen che dalla realtà.

Pare che sia talmente strano (anche il titolo infondo lo è) da lasciare il lettore sospeso per più di 250 pagine fra sarcasmo e incredulità.

Cosa devo pensare secondo voi di una storia tanto incredibile quanto assurda di militari addestrati a sviluppare poteri extrasensoriali per scopi bellici, che a sentire l’autore (ed a curiosare sulla rete), sembrerebbe essere tutt’altro che una bufala?

Forse dovrei archiviarlo all’insegna dell’incredibile ma vero, o forse solo le più incredibili bugie create ad arte per depistare i curiosi e soddisfare i paranoici?

Il cast è notevole e George Clooney è tutt’altro che uno stupido.

Io dico 4 stars.

Locandina Marpiccolo

Marpiccolo

titolo originale: Marpiccolo
nazione: Italia
anno: 2009
regia: Alessandro di Robilant
genere: Drammatico
durata: 93 min.
distribuzione: Bolero Film
cast: G. Beranek (Tiziano) • A. Ferruzzo (Maria) • M. Riondino (Tonio) • G. Colangeli (De Nicola) • V. Carnelutti (Prof. Costa) • S. Orzella (Stella) • N. Rignanese (Franco) • R. Bovenga (Trascene)
sceneggiatura: A. Cotti • L. Fasoli • M. Ravagli
musiche: Mokadelic
fotografia: D. Scott
montaggio: R. Missiroli


Trama
: Ambientato in uno dei quartieri più disagiati e degradati di Taranto, Paolo VI, “Marpiccolo” vede Tiziano, un ragazzo diciottenne troppo intelligente per non finire nei guai e troppo intelligente per non uscire dai suoi guai. E’ anche la storia di una ragazza che vuole con tutte le sue forze una vita normale e con solo la sua volontà riesce a strappare il suo ragazzo ad un vita segnata.

Sono contento di parlare in termini cautamente entusiastici di una pellicola girata a Taranto.

Marpiccolo è un luogo famoso per chi conosce quella città.

Io l’ho conosciuta ed ho anche amato una ragazza del posto.

E non è un caso che un regista che amo particolarmente Edoardo Winspeare l’abbia scelta per il suo film “Il miracolo“.

Nella lunga carrellata con cui Di Robilant apre Marpiccolo il regista è come se circoscrivesse con molta precisione un intero universo.

Un cosmo avrebbe detto forse Eugenio Bennato.

Taranto, ed il suo entroterra è stato violentato al pari del mare che la fronteggia, stantio e soffocato dai veleni dell’industria.

Proprio come per l’hinterland napoletano di “Gomorra” di Matteo Garrone, ampiamente citato nello specifico filmico di Alessandro di Robilant, l’uomo ha ammalato la Natura e i suoi stessi simili.

Mentre Di Robilant sorvola queste “miserie”, il suo intento drammaturgico si svela e ai nostri occhi e tutto è già compiuto.

Quando il suo cinema iper realista riprende uno dei quartieri più degradati della città, vediamo  le vere miserie di un universo disperato che conosciamo bene, di cui sappiamo già l’epilogo: il destino a cui Tiziano sembra incapace di opporsi se non con la fuga verso un qualcosa di indefinito e incerto.

Mentre, entriamo con Tiziano dentro la Gomorra tarantina scopriamo che le cronache disperate di cui rigurgitano ogni giorno giornali e tv del Belpaese possono essere raccontate con una nuova forza, cercando di lasciare una crepa nel muro di gomma e dare uno schiaffo al potere che vive sulla disperazione.

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Aggiungo e chiudo che il bravissimo attore Michele Riondino, molto da me apprezzato per “Il passato è una terra straniera” di Daniele Vicari, tratto da un romanzo di Gianrico Carofiglio, è davvero nato in quella città ed in quel quartiere.

3 stars virgola cinque.

Locandina di Alza la testa

Alza la testa

titolo originale: Alza la testa
nazione: Italia
anno: 2009
regia: Alessandro Angelini
genere: Commedia
durata: 86 min.
distribuzione: 01 Distribution
cast: S. Castellitto (Mero) • G. Colangeli (Malagodi) • A. Kravos (Sonia) • D. Camerini (Abatino) • A. Fornari (Brancifiore) • G. Campanelli (Lorenzo)
sceneggiatura: A. Angelini • A. Carbone • F. Marciano
fotografia: A. Catinari
montaggio: M. Fiocchi

Trama: Mero, operaio specializzato in un cantiere nautico, è un padre single. Lorenzo, il figlio nato da una relazione con una ragazza albanese, è la sua unica ragione di vita e il sogno dell’uomo è che il ragazzo diventi un campione di boxe, riscattando così la sua anonima carriera da dilettante. Per questo lo allena duramente, insegnandogli giorno dopo giorno a tirar pugni e a proteggersi dai colpi bassi della vita. L’equilibrio di questo rapporto è sconvolto dal ritorno di Denisa, la madre di Lorenzo, e dall’incontro tra il figlio e la giovane Ana. Le prove per Mero non sono finite e dovrà confrontarsi con il dolore, con i propri pregiudizi e con la lontananza del nostro Nord Est.

Non fidatevi troppo del commento che segue.

Soffro ultimamente di idiosincrasia improvvisa verso un attore che è invece bravissimo Sergio Castellitto che però si vuole calare in troppi ruoli.

Adesso è nei panni di un padre boxer che vuole lanciare il figlio nel mondo della boxe ed attraverso questa insegnargli anche la morale della vita.

Scusate ma mi sembra davvero troppo.

E’ un peccato perché magari lo spunto per un buon film c’era, ma ho paura ci si affidi troppo alle intenzioni ed alle capacità recitative, che alla storia.

Mi dispiace per Alessandro Angelini (L’aria salata) che ha lavorato come fotoreporter freelance per diverse agenzie di stampa prima di iniziare la carriera di assistente alla regia e aiuto regista, un decennio di collaborazioni che l’hanno portato al fianco di vari autori tra cui Nanni Moretti, Mimmo Calopresti, Francesca Comencini.

Con “Ragazzi del Ghana” ha vinto la prima edizione del concorso Doc al Torino Film Festival 2000.

Courtesy of TFF.

Io ci metto 3 stars e chiusa lì.

Locandina Berlin Calling

Berlin Calling (2008)

titolo originale: Berlin Calling
nazione: Germania
anno: 2008
regia: Hannes Stöhr
genere: Drammatico
durata: 105 min.
distribuzione: Officine Ubu
cast: P. Kalkbrenner (Ickarus) • R. Lengyel (Mathilde) • C. Harfouch (Prof. Dr. Petra Paul) • A. Walton (Corinna) • P. Schneider (Crystal Pete) • M. Nebbou (Jamal the Junk) • H. Müller (Jenny)
sceneggiatura: H. Stöhr
musiche: P. Kalkbrenner
fotografia: A. Doub
montaggio: A. Fabini

Trama: Ickarus, famoso DJ e compositore di Berlino, si appresta a pubblicare il suo nuovo disco, che dovrebbe consacrarne il definitivo successo. Quando il disco viene rifiutato dalla casa discografica, Ickarus comincia una rapida discesa nei bassifondi di Berlino e della sua vita. Neppure la sua fidanzata Mathilde sembra riuscire a mettere un freno ai suoi continui eccessi, al punto tale da lasciarlo, per tornare con la sua ex Corinna. Intanto i problemi con la droga di Ickarus diventano sempre più opprimenti, fino a costringerlo ad un ricovero forzato in una struttura di recupero. Proprio da qui ripartirà, componendo le musiche per un nuovo disco dal titolo “Berlin Calling”, che segnerà l’inizio di una nuova tournée e, forse, di una nuova vita.

Certo siamo a pochi giorni dall’anniversario della caduta del muro di Berlino ed alllora i nostri strateghi del marketing cinematografico ci propinano un bel filmone tedesco.

Peccato però che lo stesso sia un film freddo, girato più a tavolino che sul set. privo di quella forza espressiva che avevamo invece apprezzato che so in “4 minuti” di Chris Kraus o ne “Le vite degli altri” di Florian Henckel von Donnersmarck.

Troppa carne al fuoco.

Universi sofinati trattati in maniera approssimativa.

La parte meglio riuscita pare sia quella finale, che appare come una sorta di appello sincero e accorato allo spettatore, nel quale si percepiscono le motivazioni che animano la storia e dove si riesce anche ad emozionare, perché il regista prova a velare la pellicola della sua sensibilità, che rimane però troppo più ingenua e bonaria di quanto richiesto dal resto del film.

Siamo, insomma, assai lontani dallo spirito epico di London Calling, dalla claustrofobia alienante di Requiem for a dream o dal reale sporco di Trainspottin.

2 stars.

Locandina di Anno Uno

Anno Uno (2009)

titolo originale: Year One
nazione: U.S.A.
anno: 2009
regia: Harold Ramis
genere: Commedia
durata: n.d.
distribuzione: Sony Pictures
cast: J. Black (Zed) • M. Cera (Oh) • O. Platt (padre superiore) • D. Cross (Cain) • C. Mintz-Plasse (Isaac) • V. Jones (Sargon) • H. Azaria (Abraham) • J. Temple (Eema) • O. Wilde (Principessa Inanna) • J. Raphael (Maya) • X. Berkeley (King) • H. Sanz (Enmebaragesi) • D. Pasquesi (Primo Ministro) • H. Ramis (Adam) • K. Gass (Zaftig l’eunuco) • B. Hader (Shaman) • P. Rudd (Abel)
sceneggiatura: H. Ramis • G. Stupnitsky • L. Eisenberg
musiche: T. Shapiro
fotografia: A. Kivilo
montaggio: C. Herring • S. Welch

Trama: Quando una svogliata coppia di cacciatori/raccoglitori è cacciata dal loro primitivo villaggio, partono per un viaggio attraverso il mondo antico.

Perché si girano film così?

Me lo chiedo anche io.

Forse perchè qualche anno fa un film del genere girato in Francia con Jean Reno ebbe un certo successo al box office.

Io se fossi in voi non rischierei 7 euri e 50 per questo film.

trailer

E i trailer dove li guardo?

Ma nello spazio commenti dell’altro mio blog: qui.

A cura di cinemavistodame.com.

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