cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Non è un paese per vecchi – la scommessa

La scommessa

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Non è un paese per vecchi

titolo originale: No Country for Old Men
nazione: U.S.A.
anno: 2007
regia: Joel Coen • Ethan Coen
genere: Thriller
durata: 122 min.
distribuzione: United International Pictures
cast: J. Bardem (Chigurh) • J. Brolin (Moss) • T. Jones (Bell) • W. Harrelson (Wells) • K. Gwin (Molly) • K. MacDonald (Carla Jean)
sceneggiatura: J. Coen • E. Coen
musiche: C. Burwell
fotografia: R. Deakins
montaggio: J. Coen • E. Coen

Trama: Tratto dal romanzo “Old Man” di Corman McCarthy. Texas, anni ’80. L’avventura di un uomo che, durante una battuta di caccia lungo il Rio Grande, incappa per caso sulla scena di un traffico di droga andato storto dove sono stati abbandonati alcuni cadaveri, un quantitativo di eroina e soprattutto una valigia con un’ingente somma di denaro. L’uomo decide di prendere con sé la borsa con il prezioso contenuto e inizia la sua fuga disperata per eludere la caccia all’uomo messa in atto da un assassino psicopatico, un ex agente delle forze speciali assoldato da un potente cartello e da uno sceriffo intenzionato a fermare i due inseguitori …

 §§§

Una curiosità cinefila

Metà anno se n’è andato ed è tempo di bilanci di questo 2008.

Personalmente ritengo, anche se il film è del 2007, che fino al momento il più bel film che ho visto, nel 2008, sia stato questo dei fratelli Coen.

Me c’è un dettaglio cinefilo che desidero riportare alla vostra attenzione, dopo che avrete visto il filmato.

In sala questa è stata una delle sequenze che mi ha colpito e, forse, impressionato di più. Esiste come una follia assoluta in Chigurh, l’esistente impersonato ed interpretato splendidamente, fino a fargli conquistare l’Oscar, da Javier Bardem, evocativa di significanti ancora più universali.

Avete fatto caso all’anno del conio della monetina lanciata da Chigurg?

Egli stesso lo cita nella sequenza è il 1958, e poi specifica che, la stessa, ha viaggiato per 22 anni per essere in quel momento lì. Da questo apparentemente insignificante dettaglio ne consegue che l’anno dell’azione del film non è un anno recente. E no, fedele al romanzo, questa scena riporta l’anno citato da Corman McCarthy in “Old Manil 1958, dunque l’anno in questione, se aggiungiamo i 22 del viaggio che la moneta ha svolto, quello in cui è ambientata l’azione, è il 1980.

Perché, c’è da chiedersi Corman McCarthy prima, ed i fratelli Coen dopo, così attenti all’imbarbarimento della società americana, nel loro specifico filmico, focalizzano il 1980 come anno dello svolgimento degli eventi?

In verità la questione pone, forse, più interrogativi che risposte.

 §§§

Il 1980: l’anno dell’elezione di Ronald Regan e della fine del sixty american dream kennediano

Ma una cosa è certa.

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Il 1980 è l’anno dell’elezione di Ronald Regan a Presidente degli Stati Uniti d’America.

E l’anno dell’elezione di Ronald Regan è da considerare come uno spartiacque nella storia degli USA.

E’ come se, con l’avvento dell’era dell’edonismo reganiano, [espressione dell’America di Reagan che, ricca ed orgogliosa, si specchia nel lago delle sue vanità, segnerebbe l’era dell’estetica e la fine della politica e dell’ideologia, ricevendo le motivazioni di un costume ed i simboli di un’epoca, è promosso a corrente di pensiero, filosofia di una condizione umana riconoscibile nei luoghi privilegiati dell’America soddisfatta di sé] gli Stati Uniti d’America perdessero, a partire proprio da quell’anno, e forse per sempre, l’illusione di vedere realizzato il mito dell’american dream di John Fitzgerald Kennedy.

Quello che probabilmente ispirò gli ideali stessi della beat generation, evocata da un altro bel film del 2008, “Across the Universe” di Julie Taymor, lo psichedelico musical ricavato dalle canzoni dei Beatles: l’illusione di creare un mondo senza guerre.

Una visione della più alta espressione del Partito Democratico americano forse di sempre.

A supporto di questa tesi, un’altra chicca, oltre all’ambientazione in Texas della storia, è il fatto che il benzinaio dice a Chigurg: “Ho visto che viene da Dallas” … e non fu proprio a Dallas in Texas, una delle province meno democratiche degli USA, che John Fitzgerald Kennedy fu assassinato?

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Traggo da Wikipedia:

« Ma che genere di pace intendo, e che genere di pace voglio: non certo una pax americana, imposta al mondo dalle armi americane.

… quello che fondamentalmente ci accomuna è che tutti abitiamo questo piccolo pianeta, respiriamo tutti la stessa aria, abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli, e siamo tutti mortali.

E, ovunque siamo, dobbiamo tutti, nella vita di ogni giorno, essere all’altezza dell’antichissimo credo secondo cui pace e libertà vanno di pari passo. »

(John F. Kennedy, dal discorso all’American University di Washington, 10 giugno 1963)

Con l’elezione di Ronald Regan e l’avvento dell’edonismo, qualcosa forse muore per sempre.

Regan, infatti, fu un americano ambiguo che passò dal partito Democratico a quello Repubblicano.

La sua politica economica, basata sull’offerta (supply-side economics o anche Reaganomics), fu caratterizzata dal taglio del 25% dell’imposta sul reddito, dalla riduzione dei tassi d’interesse, dall’aumento delle spese militari e anche del deficit e del debito pubblico.

Dopo una recessione nel biennio tra il 1981 e il 1982, l’economia statunitese iniziò una rapida ripresa nel 1983.

Reagan venne rieletto in maniera trionfale nel 1984, vincendo in 49 stati.

In altri argomenti di politica interna, non riuscì a cambiare in maniera significativa le politiche riguardanti l’assistenza pubblica e l’aborto.

Dal punto di vista degli affari internazionali rialzò il livello della sfida tecnologica e militare all’Unione Sovietica. Simbolo della volontà di vincere la contrapposizione con il tradizionale avversario della Guerra Fredda fu la Strategic Defense Initiative (spesso indicata col termine di Guerre Stellari, in riferimento alla celebre saga cinematografica di fantascienza).

Nella seconda metà degli anni ’80, Reagan negoziò con il nuovo segretario generale del PCUS Mikhail Gorbačëv grandi riduzioni degli armamenti atomici, inaugurando quella che parve essere una nuova era di pace nel mondo.

A partire dal 1989, pochi mesi dopo l’insediamento alla Presidenza del successore George H. W. Bush – già vicepresidente con Reagan – l’impero sovietico iniziò a collassare e l’ex presidente fu salutato come un eroe in molti paesi dell’Europa Orientale.

Gli Stati Uniti rimasero così l’unica superpotenza mondiale. Tra gli storici, peraltro, esistono varie scuole di pensiero: qualcuno di loro considera Reagan uno dei maggiori attori nel causare il collasso dell’Unione Sovietica nel 1991, mentre, per altri il crollo sovietico era inevitabile e Reagan lo avrebbe solo anticipato.

Ad ogni modo, l’approccio di Reagan alla politica estera, pur molto controverso durante gli anni della sua presidenza, a posteriori contribuì a ristabilire il ruolo primario degli Stati Uniti nel mondo.

Spostò comunque a destra l’asse del sistema giudiziario federale, nominando giudici conservatori alla Corte Suprema e alle corti inferiori.

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Ecco io ritengo che la sequenza de “la scommessasia il suggello alla fine di un era, quella dell’America immaginata da Kennedy, che, forse, se attuata, avrebbe potuto cambiare la storia degli Stati Uniti, ed attraverso di lei, quella dell’intero pianeta, ma sappiamo che non è andata così, noi, a differenza del benzinaio della sequenza del film dei Coen, non possiamo più scegliere.

Chissà che non sia proprio questo il vero messaggio verso l’alto della pellicola.

Buon secondo semestre 2008 cinefilo a tutti.

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ClaudioCasaz
15 anni fa

post preciso che sottoscrivo in pieno…

Nonostantetutto
15 anni fa

@Cinemasema Credo tu abbia ragione ma credo anche che l’America avrebbe avuto un ruolo diverso.

Non solo migliore, diverso ecco.

Grazie.

Rob.

Cinemasema
15 anni fa

Un post meraviglioso, pieno di spunti di riflessione: estetici ma anche politici. Sono tra coloro che ritengono inevitabile il crollo dell’URSS, Regan o non Regan (forse la sua Presidenza lo ha anticipato ma forse neppure di tanto), mentre sono convinto che con Kennedy ci sarebbe stata un’altra America: sicuramente migliore, ma comunque sempre un’America egemone ed imperialista. (Naturalmente le mie sono solo opinabili elucubrazioni).

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