cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

Ecce Bombo – di Nanni Moretti

Nanni Moretti, Ecce Bombo, il reading del diario di Caro Diario ed i blog

analisi di eventi ed esistenti ed altre considerazioni a margine

Ecce bombo

Titolo originale: Ecce bombo
Nazione: Italia
Anno: 1978
Genere: Commedia
Durata: 103′
Regia: Nanni Moretti
Cast: Fabio Traversa, Luisa Rossi, Lina Sastri, Glauco Mauri, Piero Galletti, Susanna Javicoli, Cristina Manni, Simona Frosi, Luciano Agati, Agenore Incrocci
Produzione:Filmalpha, Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Alphabetafilm
Distribuzione: Sacher Film
Data di uscita: 08 Marzo 1978 (cinema) – 07 Dicembre 2006 (cinema)

1. Introduzione

Non posso in alcun modo eludere questo post.

Anche se è passata una settimana domani io devo fare un resoconto di tutto quello che ho pensato il week end scorso quando sabato sera ho assistito alla proiezione del film “Ecce Bombo”, la pellicola che rese famoso Nanni Moretti, il suo reading, nel cinema Nuovo Sacher, del quale è direttore artistico, del diario del film “Caro Diario”, e degli strani collegamenti tra questa esperienza ed il mio intervento al Convegno Più Blog, domenica pomeriggio, nell’ambito del dibattito su: Blog Comunicazione e Nuovi Media, dove ero invitato come relatore.

Ma procediamo con ordine.

Dunque iniziamo dal film di Moretti.

La prima volta che ho assistito ad una proiezione del film avevo pressappoco 18 anni e mi accingevo al svolgere il penultimo anno di liceo.

Ero molto giovane ed assai meno colto di oggi, non che adesso lo sia, ma dopo quasi 30 anni tutti imparano qualcosa, se non altro dalla vita.

2. Analisi: cosa mi ha colpito di Ecce Bombo

Il disorientamento di un’intera generazione.

E la coerenza tra l’assoluta inconsistenza di carattere di uei giovani ed il suggello formale nello specifico filmico morettiano. (Ehm … il post potrebbe finere qui).

Da cinefilo quale sono diventato ho atteso le immagini di Ecce Bombo per cercare di carpire in che cosa potevo concentrarmi per cogliere le intenzioni formali di un regista che trent’anni fa, quando non capivo molto di cinema, mi era piaciuto molto e devo dire.

E devo dire o, meglio, riconoscere che non sono rimasto affatto deluso.

Moretti utilizzava in quel film un concetto molto elementare di cinema.

La macchina da presa è utilizzata prevalentemente da fermo, mentre compone quadri ricorrenti, e quadri che assicurano, invece, lo svolgersi pigro di una trama quasi inesistente.

Moretti non racconta una storia ma esprime valutazioni quasi come un saggista.

Oserei dire che il cinema di Nanni Moretti sta al cinema come la saggistica sta alla letteratura.

In Ecce Bombo la storia è un puro pretesto, neanche tanto ben sviluppato, per far emergere il disorientamento, l’assoluta carenza di valori di riferimento, il vuoto etico e morale di una generazione che non aveva esempi, modelli, istituzioni da emulare.

Si veniva fuori dalle riforme adottate a seguito delle proteste della generazione del ’68, ma non si era ancora in grado di coglierne né l’esempio né la portata.

I giovani di Ecce Bombo si muovono in una Italia ferma.

Bloccata dal falso moralismo della Democrazia Cristiana e dall’incapacità di quell’universo politico, che in seguito conosceranno come prima repubblica, di generare interesse reale verso il tema.

Emblematica in tal senso la battuta durante l’esame di maturità di uno degli esistenti ed un professore della commissione:

ragazzo: “La Democrazia Cristiana poi governa malissimo questo paese è un vero scandalo.”

professore: “In che senso si può spiegare meglio?”

ragazzo: “Ma veramente non saprei, ma perché secondo lei governa bene?”

professore: “Certo, secondo me, si.”

In questa Italia ferma i giovani si ribellano alle loro famiglie, ai valori fondanti di quella società (es. l’innamoramento quasi senza senso di Michele verso una donna sposata), ma senza un obiettivo preciso.

3. Significanti: i temi morettiani

Emergono, in nuce, molti dei temi morettiani.

Il disprezzo per la classe politica, un certo rigido e contraddittorio moralismo riguardo la sessualità, l’amore, i rapporti sentimentali.

Cruciale una battuta, in una delle tante sessioni di autocoscienza svolte dal gruppo di amici protagonisti della pellicola, in cui Michele Apicella alias Nanni Moretti dice:

“dei rapporti sentimentali mi piace: il corteggiamento, la prima volta che si fa all’amore, anzi i momenti prima della prima volta, e quando ci si lascia per poi perdersi per sempre e non trovarsi più”.

Il disorientamento ed il senso di inadeguatezza vengono suggellati poi:

dalla celeberrima sequenza del sole socialista che sorge dalla parte sbagliata, forse anche quale vago riferimento alle mosse del socialismo italiano di allora,
dalle estenuanti peregrinazioni di Michele e dei suoi compagni, tra cui ho trovato letteralmente strepitoso Fabio Traversa, a cui, secondo me, Nanni Moretti deve veramente molto per il successo del suo personaggio.

4. Fabio Traversa – un attore a cui Moretti deve molto

Fabio Traversa

Perché Fabio Traversa rappresenta, forse, il vero protagonista del film, il vero interprete sfiduciato ma nello stesso tempo più convinto, più animato, più impegnato, e costituisce l’unco vero contrappunto, quasi antagonistico, al personaggio di Moretti-Apicella, come era già stato, del resto, in “Io sono un autarchico“.

A questo vuoto contenutistico sia di quella Italia sia di quei giovani, Moretti accompagna una povertà formale assoluta.

Si limita a curare la fotografia e neanche sempre benissimo.

Niente movimenti di macchina (sono rarissimi), niente stacchi con guizzi geniali.

Solo contrappunti di situazioni come il ragazzo che telefona alla radio parlando di un etiope (l’unico esistente ad avere chiare le trame nascoste del governo italiano).

5. Mi si nota di più

Insomma il film è godibilissimo ancora oggi, con spunti che rappresentano tutt’ora un calssico per i cinefili, come la celeberrima sequenza in cui Michele Apicella al telefono chiede se lo si noti di più se non viene o se se ne sta in disparte, in controluce, dietro una finestra.

Tutto l’eccessivo egocentrismo di Moretti, che rimarrà un must un po’ in tutti i suoi film successivi, è predetto in quella sequenza.

Degna di annotazione anche la mitica scena dell’esame di maturità di uno dei compagni di Apicella che porta un suo amico spacciandolo come poeta contemporaneo. Si ride molto.

Mi hanno infine colpito tre annotazioni che introducono il tema dei media:

  1. il telefono fisso utilizzato copiosamente da Moretti, l’intramontabile bigrigio della SIP, di cui si vede anche una cabina telefonica,
  2. i pranzi in famiglia, dove più che altro ci si confronta (un classico in ogni sua pellicola),
  3. ed il fatto che, in quella Italia, esistesse ancora solo la RAI.

Evocativa la battuta della madre di Michele al padre:

“Come non vuoi vedere il film in TV?”

Quella la considererei la cosa più vintage della pellicola.

6. Seconda parte.

6.1 La lettura del Diario di Caro Diario fatta sabato scorso da Nanni Moretti nel suo cinema Nuovo Sacher

Al termine delle proiezione i più informati sapevano che sarebbe intervenuto Nanni Moretti per un reading del diario che aveva scritto durante le riprese del film “Caro Diario“.

Ma, anche questi più informati, non sapevano il senso e la portata di quella strana performance.

Nel tempo, infatti, il Nanni nazionale ha propagandato di se, quasi suo malgrado, l’immagine di un intellettuale illuminato, ma, ammettiamolo, anche un po’ saccente e forse addirittura presuntuoso.

Ma sabato scorso è come se avesse improvvisamente deciso di buttare giù la sua maschera.

Dal reading del suo diario è emersa una personalità assai più insicura e complessa di quella dello stereotipo imperante.

7. Il ribaltamento della sua immagine pubblica

Il Moretti che descrive Moretti è spietato con se stesso.

E’ palesemente in difficoltà rispetto alla concretezza della sua opera.

Confessa pubblicamente di dubitare di avere del talento.

Il documento è molto interessante per gli appassionati del regista perché è un estratto (quasi integrale oserei dire, vista la durata del reading) delle sue annotazioni durante le riprese di Caro Diario, il film dove, anche contro il suo personale parere, si assiste ad una sorta di evoluzione del suo cinema.

Particolarmente interessanti sono le testimonianze di quando lui e gli altri membri della troupe, assitono alle prime proiezioni del girato, i  dubbi che, in tali momenti, lo assalgono circa il suo lavoro.

Rilevanti per comprendere lo specifico filmico del regista, quasi come un film di Godard, e la nevrosi di non essere capace di fare un dettagliato piano di lavoro.

Evocativa la seguente battuta:

“mi piacerebbe fare come tutti gli altri, sapere ad esempio cosa dovremo fare domattina. Conoscere, almeno il giorno prima, le inquadrature che dovremo realizzare, invece, anche domani, andrò sul set e dovrò inventarmi tutto, tranquillizzare gli attori. Forse non ce la faccio, forse domani non mi presento. Non l’ho mai fatto, ma inizio ad essere stanco”.

La funzione critica del diario

Quello che mi è piaciuto del reading alla fine (ed è il primo collegamento tra questa esperienza ed il blog) è che quello che emerge circa la funzione critica e riflessiva del diario.

Quello che intendo dire è che il risultato finale del film non è soltanto il frutto delle annotazioni prese da Moretti prima delle riprese, che hanno sicuramente costituito l’ossatura principale dell’opera, ma anche, e forse arriverei a dire soprattutto, la risultante di questa spietata analisi critica, che solo la grande onestà intellettuale di un artista come Moretti poteva riuscire a realizzare con tanta lucidità, in progress.

Insomma il cinema di Moretti è più che mai un cinema diaristico.

Moretti incamera suggestioni traendole dalla sua capacità di leggere criticamente il contemporaneo.

Anche in Ecce Bombo si assiste, ad esempio, ad una sequenza in cui Michele Apicella, suo alter ego fino al film Caro Diario, tira fuori titoli di giornali di momenti storici molto significativi, ritagliati da lui stesso, e dice:

“Articoli ritagliati, chissà perché continuo a farlo, (ne legge alcuni) non mi ricordo perché li avevo messi da parte”.

articoli che poi archiviava nei libri.

La mia vita è piena di libri del nonno con dentro gli articoli, tutti pertienenti agli argomenti narrati. Quasi tutti dei saggi.

Ma la vera azione demiurgica è quella che il diarista compie analizzando criticamente anche se stesso. E’ l’azione maieutiuca che deriva dal guardare se stessi e la propria vita, e la propria opera, da un’angolazione diversa, la vera rivoluzione esperenziale che consente all’individuo diarista una crescita che muove le più profonde azioni evolutive.

Che poi, a riflettere bene, è l’essenza del mestiere del regista: trovare cioè angoli e punti di vista diversi per descrivere quello che la macchina da presa dovrà poi narrare filmando. Quasi a dire che prima del film esiste un’azione, magari anche inconsapevole, di selezione (tutto quello che entrerà nel campo, da quella angolazione, escludendo tutto il resto).

Forse è anche così che si diventa intellettuali.

Le annotazioni e le relazioni tra questo film ed il mio intervento al dibattito del Convegno Più Blog: Blog Comunicazione e Nuovi Media.

Concludo questo strano post cross mediale per parlare di cosa metta effettivamente in relazione queste riflessioni ed il mio intervento al Convegno Più Blog di domenica pomeriggio.

In effetti si parla molto di Nuovi Media.

Blog versus diario – nuovo o vecchio media?

In realtà questa definizione è in parte superata, come correttamente messo in evidenza da Stefano Epifani, Docente di Organizzazione e gestione della comunicazione interattiva, Scienze della comunicazione – La Sapienza visto che se ne parla ormai da dieci anni, ma è anche, nel contempo, mendace.

Prendiamo, ad esempio, proprio il blog e il reading del diario di Caro Diario.

Se non fossero nati i blog l’esperienza di scrivere un diario sarebbe diventata un’operazione, di vago sapore vintage, destinata a cadere in desuetudine.

Così come lo scrivere lettere (Moretti ne ha lette diverse, sabato scorso, ad esempio).

Chi verga più lettere a mano comprando la carta da lettere?

Ma ecco che improvvisamente Internet rimette al centro una pratica che è solo apparentemente nuova, ma che, invece, non fa altro che recuperare dal passato quello che fino al secolo scorso era un’operazione normalissima, dal momento che non esistevano molte altre alternative per comunicare tra persone lontane.

Ma i blog non sono forse leggibili world wide?

Quanto cinema ha attinto dai romanzi epistolari o diaristici?

Quello che cambia, alla fine, è solo la possibilità, abilitata dalle tecnologie, di combinare questi diversi media in unico contesto comunicativo.

La vera scommessa sarà pertanto, secondo me, rendere sempre più semplici ed usabili le interfacce uomo-tecnologia, per aprire sempre a più soggetti questa facoltà, per troppo tempo restata in troppe poche mani.

Già oggi up-loadare un filmato du You Tube, ed inserirlo nel contesto di un post, è oramai un’operazione abbastanza semplice.

Sono anche sicuro che nasceranno nuovi elettrodomestici che metteranno ancora più in connessione tutte queste diverse e, al momento, divise piattaforme.

Non illudiamoci troppo però, l’audience di questi strumenti è destinata a rimanere ancora a lungo limitata, fin quando i player del mercato broadcasting guadagneranno sulla pubblicità.

8. Conclusioni: il lato positivo

Ma guardiamo però il lato positivo di questa diffusione che i blog stanno avendo e che, sono certo, continueranno ad avere.

Questi strumenti, aldilà degli aspetti tecnologici sempre meno rilevanti, stanno offrendo a tutti noi sia la possibilità di rendere pubbliche le nostre riflessioni, esattamente come ha fatto Moretti sabato scorso, ma anche quella di educarci ad un sistematico, democratico e reale confronto con gli altri, e non solo con quelli che condividono il nostro pensiero.

Io credo che il blog è una cosa che, prima o poi, avremo tutti, o che dovremmo avere.

E la sua funzione potrà essere molto utile per aiutare non solo gli individui ma, probabilmente, le collettività, a riflettere su tante cose.

Non è un caso che in altre democrazie, forse solo un tantino più evolute delle nostre (Francia ed USA per citare due estremi di un ideale continuum), quest’avanguardia intellettuale, come amo, per ora, definirla, stia influenzando le scelte politiche, assai più del cinema, ad esempio.

Non è forse questo il più segreto dei sogni di Nanni Moretti?

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Nonostantetutto
17 anni fa

@petarda’s Sono assolutamente d’accordo. Poi detto da una blogger scrttrice in gamba come te, la cosa diventa davvero un un gran complimento che Moretti merita tutto.

;-)

Bella la canzone che hai messo su nel blog.

Ma l’hai sentita l’imitazione di Crozza di Guccini? Identico.

A presto.

Rob.

utente anonimo
17 anni fa

capisco che il nanni non sappia se ritenersi un vero artista e si chieda se il suo è vero talento.

per questo non avere certezze, per questo continuo interrogarsi anche su di sè lo considero comunque un grande.

poi anche quando lo stile non è propriamente diaristico/saggistico (per esempio palombella secondo me è una specie di commistione) come ne la stanza del figlio, mi piace assai assai: tira fuori un’umanità profonda e schiva che non ti aspetti.

considerare diversi punti di vista e diverse angolazioni è parte del processo creativo di un autore. non è semplice, ma per chi scrive – ad esempio – è un requisito indispensabile.

Nonostantetutto
17 anni fa

@Diego Lanza Beh grazie Diego, a presto allora. ;-)

Rob.

utente anonimo
17 anni fa

Quando si dice…il blog che non ti aspetti…

Semplicemente straordinario!

Diego Lanza

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