cinemavistodame.com di Roberto Bernabò

“Brodeuse” – la ricamatrice – di Elenoire Faucher

“Brodeuse – La ricamatrice” è un’opera prima. Il primo lungometraggio della giovanissima regista francese Elenoire Faucher che sabato era anche presente in sala.

Il film è stato premiato dalla “Semien de la Critique. A ragione, a nostro modesto modo di vedere. La protagonista del film è Claire, una giovanissima ragazza che va ovunque in motorino, che scopre di essere rimasta incinta. Claire è impiegata come cassiera nel supermercato della sua piccola cittadina della Loira.

La scoperta di essere incinta da’ l’innesco ad un profondo processo di rimessa in discussione della sua vita. Claire, si trova, forse per la prima volta, di fronte alle responsabilità che le sue scelte comportano. E’ costretta ad esaminare con molto rigore la condizione in cui si trova. Raggiunge la consapevolezza di non voler più vedere il ragazzo che l’ha messa in quella difficile condizione. Decide di prendersi un periodo di malattia dal lavoro e fa credere di essere ammalata di cancro.

“Brodeuse” è un film al femminile.

Dal titolo, alla scelta delle protagoniste, dei loro problemi, di ciò che le spinge all’azione, ai temi dell’impianto narrativo.

Il conflitto sembra essere sviluppato, soprattutto, a livello interiore. Un conflitto con se stessi. Ogni personaggio deve affrontare un dolore importante nel quale la soluzione sembra essere proprio l’incontro tra diverse disperazioni.

Pensavo al motto della rivoluzione francese e, non so perché, trovo che il film incarni profondamente sia il senso di libertà, che il senso di fratellanza e probabilmente anche quello di eguaglianza.

In alcune sequenze il mio pensiero è andato al cinema di Kiewslowski ed alla sua trilogia sui colori della bandiera francese.

Gli uomini sono assolutamente in secondo piano, poco narrati, e tutto sommato poco utili all’intreccio della trama.

Un film delicato ed intenso sulla zona d’ombra che separa l’età spensierata dell’adolescenza da quella adulta.

Ma anche sugli incontri che possono cambiare il corso della vita.

Come quello di Claire e di Madame Melikian.

Perfette risultano essere le interpretazioni degli attori e delle due protagoniste in particolare. Dalla regista abbiamo appreso che il film è girato nella Loira perché è lì che lei è nata. Perché lì erano disponibili dei fondi e perché, probabilmente, ma questa è una nostra illazione, il film attinge dall’autobiografico.

Ma torniamo un po’ alla trama.

Dopo la finzione del cancro la vita di Claire sembrerebbe a questo punto entrare in un’atmosfera greve, pesante, quasi disperata. In realtà da questo momento di picco della crisi la protagonista trova, invece, la forza per una vera e propria positiva rivoluzione della sua vita. Continua a vivere da sola e si confida con una sua amica.

La va a trovare in motorino proprio nel giorno in cui il fratello ha deciso di licenziarsi dal suo impiego. Anche lui è in un momento molto difficile. Ha, infatti, appena perso un amico in un incidente di moto in cui anche lui è rimasto ferito al volto. Nasce tra i due una silente intesa. Claire è affascinata dallo spirito di libertà che legge nei gesti del ragazzo che ama la pesca e le moto. La madre della sua amica, che è a conoscenza della passione di Claire per il ricamo, in un gesto quasi di reazione alla ribellione del figlio, fa capire a Claire che è importante, nella vita, seguire le proprie passioni e le fa capire che è un peccato che invece di dedicarsi alle sue inclinazioni, stia sprecando il suo tempo come cassiera nel supermarket.

Così Claire, particolarmente ricettiva alle critiche, che vive da sola e che ruba verdura dall’orto dei genitori procurarsi le pelli di coniglio con le quali realizzare le sue creazioni, comprende che la madre della sua amica ha ragione. Ha inoltre bisogno di distrarsi dalle difficoltà nelle quali la sua vita è in quel momento. Decide quindi di andare a trovare Madame Melikian, la madre del ragazzo morto nell’incidente, ricamatrice di moda, e di proporsi, nonostante il suo stato, come sua nuova collaboratrice.

La donna, in quella che sembra essere un’assoluta indifferenza per la vita, pur comprendendo il fatto che la ragazza è incinta, dopo averla messa alla prova, decide di assumerla. Subito si capisce la naturale propensione di Claire per questo lavoro nel quale sublima e plasma la sua sofferenza interiore. Caire si scopre tenace, voletenrosa, la sua passione fa si che apprenda l’arte del ricamo con faclità, s’impegna. Tutte qualità che vengono molto apprezzate da Madame Melikian, che sembra rivedere in Claire forse qualcosa del figlio. Nasce, inoltre, tra queste due donne, così diverse, una progressiva profonda intesa che si nutre, sicuramente, oltre che dall’amore per il ricamo, anche della loro disperazione. Così il giorno in cui Madame Melikian, decide, improvvisamente, colta dall’ennesima crisi di sconforto, di tentare il suicidio, il tempestivo intervento di Claire evita la tragedia.

Ma Claire non si limita a salvarle la vita, la va a trovare tutti i giorni in ospedale e si comporta, verso di lei, come la più amorevole delle figlie. L’anziana donna, indurita dalla vita e dal passare degli anni, rimane colpita. Comprende il ruolo che sta progressivamente ricoprendo nella vita della giovane ragazza.
Tenta di svincolarsene.

Cerca di liquidarla con un salario che viene da Claire ritenuto eccessivo. Calire, che vive una situazione familiare di assoluta incomprensione, lo si capisce dal rapporto molto conflittuale che anche il fratellino ha con i genitori, rifiuta questi soldi temendo un licenziamento. Ha ancora le chiavi della casa di Madame Melikian e comincia a recarvisi sempre più frequentemente. Un giorno prova a portare a termine uno dei lavori di ricamo di madame Melikian ma rompe la stoffa e la porta alla donna temendo di averle creato un danno.La donna, per la prima volta, comprende la profonda purezza di Claire e ride divertita. E’ l’inizio di una nuova e sempre più delicata intesa nella quale nasce un legame fortissimo che non è esagerato definire amore, che si nutre sempre più di nuove componenti. Affinità elettive, compagnia, esperienza, consigli, confronti.

Molto toccante, in questa fase, è la sequenza nella quale Claire regala a madame Melikian uno scialle da lei ricamato, scialle che la donna poi farà vedere ad un famoso stilista, lanciando definitivamente Claire in questa professione. Claire prosegue nel rapporto con il giovane ragazzo e la sua vita comincia e prendere una direzione sempre più armoniosa proprio come armoniosi sono i suoi ricami.Lasciamo un po’ di suspance per il finale.

Il film uscirà ad ottobre in Francia e nella prossima stagione in Italia, distribuito dalla BIM.

Non perdetelo.

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[…] Una mia orribile recensione del film è (qui) su questo blog, scuserete lo stile acerbo ed immaturo, all’epoca ero un neofita cinebblog… […]

Nonostantetutto
17 anni fa

@Flounder … non sai che piacere mi fanno questi commenti al cinema nascosto nel mio blog.

Meravigliose e le stoffe e delicate le loro trame.

Già … la trama non è infondo sinonimo d’intreccio narrativo e di ricamo?

E le storie, non sono anch’esse un ricamo delicato?

Chi meglio di te può cogliere il senso più intimo di questa similitudine?

E ancora più delicati i tuoi occhi che sanno posarsi sul cuore nascosto di un blogger cinefilo e dimentico di tutte le preziose visioni che ha saputo, quasi suo malgrado, raccogliere.

Grazie.

Na’ lacrima lucente pure a te.

Un saluto.

Rob.

Flounder
17 anni fa

ciò che mi ha colpito di questo film l’ho saputo il giorno dopo averlo visto, durante il tragitto autostradale.

Perché si sa, i rettilinei mettono in moto quella sorta di pilota automatico della coscienza e tirano fuori le idee. Così ho scoperto dove risiede la poesia de “Le Ricamatrici”.

Credo che sia nella scoperta di una nuova maternità possibile, dove il corpo, inizialmente percepito come freddo contenitore senza alcuna partecipazione, man mano si riempie di contenuti, ma per interposta persona.

Voglio dire che Claire si innamora di sé e del figlio che sta per nascere solo quando riesce a riannodare un legame con l’esterno.

Che la madre del ragazzo morto nell’incidente si riappropria della vita e del corpo solo quando scopre di poter ricostruire un legame simile a quello materno, ma questa volta con una figlia non sua.

Che il ragazzo sopravvissuto all’incidente riesce a uscire da sé e dall’omosessualità che aleggia in sottofondo alla sua storia grazie alla pietà per chi porta vite in grembo, fosse anche un pesce.

E in virtù di questo rispetto per la vita che per lui sembra aver perso di senso, compie il miracolo di rendere Claire donna e madre.

Perché i capelli possano ancora essere sciolti e il rossetto spalmato sulle labbra.

Le stoffe, le stoffe sullo sfondo sono meravigliose. I ricami che danno forma al mondo.

che film delicato.

Nonostantetutto
18 anni fa

e già. Anche a me il film piaque molto. E mi piaque molto anche la regista era davvero carina.

Rob.

Petarda
18 anni fa

ho visto a luglio questo film poetico e onesto. adoro le storie della francia ‘minore’. hai visto in che ospedale fatiscente finisce la melikien? eppure anche lì c’è cura e sapienza… almeno, così pare. :-)

p.s. e a proposito, c’è chi fa i film poetici, chi fa i film onirici, chi i film di denuncia… ecc. ecc. ecc.

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